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Rugby, un primo bilancio per Benetton Treviso e Zebre

Creato il 30 ottobre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

A distanza di due mesi dall’inizio del Pro12, è possibile tracciare una prima analisi circa le prestazioni offerte dalle due franchigie italiane più importanti nel panorama europeo, il Benetton Treviso e le Zebre. Un’analisi circoscritta a una parte della stagione, certo, ma non per questo priva di spunti interessanti.

Partiamo dal Benetton, la squadra cardine in Italia ormai da qualche anno. I Leoni, tra le sette giornate della lega celtica e le due dell’Heineken Cup, hanno collezionato 13 punti e si trovano al 8° e all’ultimo posto nella classifica dei due tornei. Troppo poco? Probabilmente sì, alla luce degli enormi passi avanti compiuti dalla truppa di Franco Smith in questi mesi. In entrambe le competizioni, Treviso ha evidenziato come possa giocarsela alla pari con tutte le più grandi franchigie europee, irlandesi, gallesi o francesi che siano; soprattutto al Monigo, uno stadio destinato in futuro a diventare un vero e proprio fortino. Le sconfitte sono arrivate, come inevitabile che sia, ma spesso il risultato non ha rispecchiato il reale andamento di una partita (vs. Tolosa, vs. Cardiff). I sopracitati progressi verranno inevitabilmente rimarcati anche dalla nazionale, dove i Leoni occupano costantemente metà della lista dei convocati. ItalBenetton lo chiamano in molti. D’altronde, in ben cinque match tra quelli disputati finora, il XV trevigiano era formato esclusivamente da atleti italiani o convocabili da Brunel.

Non solo rose e fiori per la squadra veneta; se il reparto degli avanti – in cui spicca una terza linea di altissimo livello – conferisce tranquillità a Smith, non si può dire lo stesso dei trequarti, andato in difficoltà fin troppe volte. La mancanza di continuità durante la partita, poi, è ancora uno spettro ben lontano dall’essere scacciato. Il Benetton è in grado di alternare un primo tempo zeppo di errori gratuiti ad un secondo tempo giocato da grande squadra qual è, o viceversa. Un difetto che diventa enorme in manifestazioni della caratura dell’H Cup o del Pro12, che durante la partita si paga. Altra carenza mentale – anche questa ‘storica’ – di Treviso è la (quasi) totale assenza di cinismo, un fattore fondamentale nella stragrande maggioranza delle partite.

 

Per le Zebre discorso diametralmente opposto. Una franchigia creata quest’estate per prendere il posto degli Aironi non poteva ambire a qualcosa di diverso da quello visto finora. 1 punto tra Pro12 e Heineken, ma non si attendevano certo miracoli da parte di Gajan&co. Il francese è la guida tecnica di un progetto (?) a lungo termine che vede come punto nevralgico la crescita dei giovani più interessanti in rosa, affiancati da alcune vecchie guardie quali Perugini, Bergamasco Ma. e Geldenhuys. E di giovani, in queste prime partite, se ne sono visti in abbondanza: a partire da quel Leonardo Sarto che ha stupito tutti al suo esordio, passando per Martinelli, Manici, Chillon, Ferrarini, Van Vuren, Odiete per arrivare a Ruggero Trevisan che si è guadagnato il posto da titolare in queste ultime partite. La difficile situazione in cui verte nel complesso la squadra è forse il miglior trampolino di lancio per i giovani, che hanno l’opportunità di mettersi in mostra in palcoscenici entusiasmanti per un giovane.

L’aver smobilitato un’intera franchigia, ovviamente, non ha certo avvantaggiato l’avventura delle Zebre in questa stagione. Nonostante molti giocatori degli Aironi siano rimasti tra le fila bianconere, la difficoltà nel trovare un gioco, una propria identità in due mesi è pressoché impossibile. L’attacco è ancora sterile, basti pensare che non si è mai toccato quota 20 punti in una partita. La grinta e la determinazione, però, non mancano e talvolta, grazie ad esse, le squadre avversarie vanno in difficoltà, salvo poi approfittare di un conseguente – ed inevitabile – calo mentale e fisico bianconero. Anche l’atteggiamento è da rivedere e da affinare. Difendersi strenuamente non produrrà certo risultati utili alla crescita della squadra, ancora alla ricerca della prima vittoria della propria storia. Un peso che dalle parti di Parma comincia a farsi sentire.

 

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OA | Daniele Pansardi

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