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Ruggine a Venezia

Creato il 31 luglio 2010 da Walter_fano @walterfano
Ruggine a VeneziaQuando niente viene a turbare il mare nei canali, l'acqua comincia a riacquistare le sue sfumature, spesso denaturate. I veri colori subentrano con lo specchiarsi del cielo e del sole, con i riflessi dei profili della città sulla superficie che scintilla - li avevo conosciuti nei quadri dei pittori prima di vederli nella realtà, non so dove siano più veri.
Un sottile strato di vegetazione compare sui muri e sulle scale e poi scompare; verde che di sopra sembra muschio e più in basso, nell'acqua, diventa alga.
Alcune sono di un verde cupo - ho visto questo colore anche sul piviale di un santo in una chiesa di Castello e in una minuscola cappella di Cannaregio.
L'umidità penetra tutto: il muro e la pietra, il legno, il ferro e anche l'anima. Osservo una trave fradicia, gonfia, zuppa d'acqua: la stessa acqua impedisce ad altra acqua di entrarci dentro. Quando ci appoggi la mano, non sai se tocchi il legno o il liquido.
Le assi marciscono, come i tronchi incastrati nelle fondamenta o la bitta d'ormeggio sul molo.
La pietra imputridisce a sua volta, a modo suo. L'umidità stessa invecchia nella pietra, nel legno, nel mattone...
Che dire della sua vecchiaia?
Il ferro è roso dalla ruggine, qui profonda, lì superficiale, di diversi colori: nera, rossa, dorata. Ruggine fulva.
Si possono trovare tutte queste sfumature nei quadri di Tintoretto o dell'ultimo Tiziano.
Il legame tra ruggine e patina sarà decifrato meglio da chi scruta gli antichi portali di metallo, le grate e le griglie, le piastre sulle vere da pozzo, i parapetti, le serrature con le loro chiavi.
Di fatto non riesco a spiegarmi perché alcuni oggetti di ferro invecchiando si rivestano subito di patina, mentre alti, vicini, arrugginiscono di dentro e di fuori.
A Venezia la ruggine è sfarzosa. La patina somiglia ad una doratura.

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