Partire da solide radici affondate nell’hardcore italiano, annaffiarle con le pulsioni postcore e il melting pot tra suoni imbastarditi che rese i Novanta un decennio di transizione a cavallo tra millenni, fare in modo che l’amicizia detti le regole su cui costruire la formazione e riversare nei testi le proprie frustrazioni, speranze, gioie e delusioni, il tutto senza dimenticare mai da dove si viene, tanto da utilizzare una foto del proprio luogo speciale per l’artwork. In realtà Iceberg è tutto in quella foto, apparentemente un binario come tanti altri, solo che a guardarlo bene si torce su se stesso e sembra tuffarsi nella terra, ribalta le prospettive pur se a uno sguardo superficiale potrebbe addirittura sembrare una cartolina dalla provincia, qualsiasi provincia. Questo è il valore aggiunto di Iceberg, il nascere con un capovolgimento delle regole (due bassi e una chitarra) imposto dalla scelta di restare uniti, di far prevalere il fattore umano su qualsiasi ruolo predefinito, la stessa predisposizione che si ritrova nei testi, personali, intimi, fotografie a nudo di un’esistenza in cui i dettagli contano più del quadro generale, perché è in essi che si annidano i sentimenti veri. Ciò che ne scaturisce è hardcore mutante e slabbrato, sferragliante ma anche profondamente emotivo nel suo senso più crudo. Lo stesso cantato stentoreo, declamato, con le parole che devono essere comprese e mantenere il loro peso specifico, rende impossibile non pensare al momento in cui nella nostra penisola tornavano a gridare forte le piccole realtà, riunite in quella che si definiva la d.i.y. conspiracy. Così anche Iceberg esce come coproduzione e rivendica forte questa linea diretta, quasi un legame di sangue, con quanti hanno lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo, perché i Ruggine vengono da lontano, dal 2001 quando tutto succedeva, e non possono che portare quei segni come tatuaggi sulla pelle. Buffo pensare come tante band facciano uscire un disco ogni anno, mentre questo è solo il secondo album per loro, a distanza di quattro anni dal precedente Estrazione Matematica Di Cellule, anche questo a sottolineare un modo di fare le cose con pazienza, con i tempi di chi guarda con sospetto la frenesia delle grandi città e preferisce far le cose con la giusta cura e la giusta passione, senza mai dimenticare che in fondo le persone e le loro storie quotidiane dovrebbero sempre essere cuore pulsante e segno caratteristico dell’hardcore, in ogni variante si voglia declinarlo.
Tracklist
01. Babel
02. Raijin
03. Ashur
04. Daphnia
05. Siioma
06. Pangea
07. Caio
08. Pinup
09. Cds