Recensione di Anna Castellari
Oggi, 21 settembre 2013, è la XX Giornata Mondiale dell’Alzheimer.
Al Cinema Apollo di Milano verrà proiettato alle 17,00 Arrugas-Rughe, tratto dall’omonimo libro di Paco Roca e, in prima visione mondiale, Il sorriso di Candida.
Non sono certo moltissimi i romanzi, i film e in generale i prodotti di “intrattenimento” ad affrontare il delicatissimo tema dell’Alzheimer. A memoria, mi viene in mente una straordinaria pellicola canadese, Away from Her, che disegna il dramma di un uomo costretto a separarsi dalla sua amata moglie, con cui è sposato da cinquant’anni, e a mandarla in un ricovero per malati di Alzheimer. Colpiva, quella pellicola, per il garbo e la capacità di entrare nel dramma dei familiari di chi ha questa malattia. E colpiva anche il libro che l’aveva ispirata, di Alice Munro, inedito per temi e sviluppato con sensibilità.
Negli ultimi anni la terza età e i problemi a essa correlati sono stati trattati più di frequente in libri e film. Penso a Sto molto meglio dei miei amici morti, libro brillante, commedia francese ambientata in un ospizio, e a un altro film, vincitore nel 2009 del Trieste Film Festival , Wolke 9, in cui si narrava con spudorata sincerità l’amore senile.
Rughe, il fumetto di Paco Roca edito Tunuè, è un esempio di questa produzione.
Saldamente ancorato alla realtà, narra non tanto le vicende dei familiari dei malati, come Away from Her, ma dei diretti interessati, vittime di questa infermità mentale.
Operazione ancora più difficile, se vogliamo, perché entrare nella testa di una persona malata è sicuramente arduo. Non è facile, infatti, trovare testimonianze di una persona che soffre di Alzheimer. E ci vuole un talento da reporter, oltre che da disegnatore, per cogliere ed esprimere tramite la matita e le chine le sfumature dei sentimenti e delle sensazioni di chi si trova in queste condizioni.
Forse un po’ stereotipata la visione dei figli “menefreghisti”, figure quasi totalmente negative – e quindi non molto realistiche – ha però il merito di trasmettere, soprattutto all’inizio della storia, l’insofferenza che spesso i figli e i parenti provano nei confronti del malato, che viene trasformata automaticamente in “colpa” da espiare (magari in un ospizio dove andarli a trovare di rado).
L’ospizio è visto come un mondo a parte: ricorda, talvolta, le atmosfere degli internati prima di Basaglia, quel ghetto in cui si lasciano le persone che non possiamo o non vogliamo più tenere a bada, che non abbiamo la pazienza di seguire.
Nell’ospizio ci sono diversi stadi della malattia, rappresentati dai piani in cui si trovano i pazienti. E finire al primo piano diventa il peggiore degli incubi di chi è internato.
Paco Roca è certamente talentuoso nel restituire, tramite il suo segno ben definito, le vicende degli anziani protagonisti. Che arrivano a compiere un gesto di ribellione imprevedibile, le cui conseguenze saranno ancora più imprevedibili.
Per descrivere le emozioni e i vuoti di memoria, Rotca utilizza un espediente grafico inedito e forse un po’ didascalico, ma efficace: quello di inserire vignette bianche, e poi pagine bianche, nei momenti di amnesia.
Mescolare realtà presente e passata senza soluzione di continuità, inserire un ulteriore spazio bianco dove nel fumetto canonico sarebbe solo tra vignetta e vignetta, e non tra le pagine, sono soluzioni grafiche poetiche, non prive di una loro organicità, che rendono questo autore uno dei più interessanti del panorama internazionale. E Rughe un fumetto dei più originali – ed emozionanti – degli ultimi anni.
Paco Roca, Rughe
Tunuè, 2013
pp. 96, 7, 90 euro