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Rumore dei passi nei giardini

Creato il 28 luglio 2011 da Maurizio Lorenzi

Oggi pubblichiamo un estratto del libro di Alberto Liguoro, “Rumore di passi nei giardini imperiali”.

 

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Proprio in quel momento, un’indefinita quantità di pavoni, alzatasi poco distante, passò sopra di lui, tendendo ad assumere una formazione, diretta verso ponente.

Il sole tramontava sfoggiando la sua coda di pavone.

Web guardava stupito, commosso, quegli animali che solo a stento riconosceva, considerati estinti da tempo immemorabile, dei quali aveva sentito, a volte, parlare, o aveva visto in qualche illustrazione, e che, era convinto, per quanto a sua conoscenza, non volassero. Eppure… sorprendente! Pochi istanti e gli furono consueti come se li avesse sempre visti.

Lo sguardo assorto, il volto tirato… ma sereno nel cuore, improntato a sentimenti gioiosi che, tuttavia, contenevano un che di inatteso, che si sarebbe detto abitudinario, già saputo e voluto. 

‘Dopo aver percorso non so più quante delle strade del mondo, dopo averne viste tante, e fatte… dopo aver conosciuto tante di quelle persone da non ricordarmi più di molte di esse, dopo essermi sobbarcato al pesante fardello di una specie di cultura più sgangherata, farraginosa e sbilenca che approfondita, armoniosa, sistematica, alla quale tuttavia mi sono affidato, non so con quanta determinazione, ma certo con entusiasmo, rispetto, desiderio di essa; dopo l’intensa emozione di pochi istanti oltre la soglia del giardino degli dei, dopo aver raggiunto, o quasi, il regno dei morti, e aver potuto sperimentare il fascino da togliere il fiato della permanenza in quella specie di sua anticamera; dopo essere passato attraverso la gioia e il dolore in ogni loro gradazione, nel mio cuore e in altri, e attraverso i giorni e le notti, i mondi e gli universi, da non poterci pensare senza credere di morire… o volerlo; dopo aver amato e odiato, credo in uguale misura, con desiderio e senza pentirmene… pur non mancando nel mio animo rimpianti e rassegnazione; dopo essere stato ad ascoltare il vento e tutto quello che il mondo aveva da dirmi… alla fine di tutto… ora mi trovo qui’ pensò ‘Eppure, in fondo, al di là di quello che appare, non mi sono mai mosso da qui… l’Isola del Sole… un sole amico, benefico, non quello beffardo, cinico, indifferente alla sorte dell’intero universo, dell’Oklahoma, né quello ostile, a volte assassino, delle lande deserte o delle impervie barriere naturali che la proteggono e, al tempo stesso, la separano dal resto del mondo… questo sole splendido… benefico, amico, come è il pallido sole dei Territori del Nord, ben più forte e tenace di quanto il suo pallore lasci immaginare, che tuttavia ha dovuto, infine, soccombere all’immensa e inarrestabile notte eterna e a tutti gli altri orrori e malefici della Terra.

Questa è l’isola della vita… senza tenebre, senza orrori e malefici; e io presto sposerò Paribanu, la sua principessa. Il mio spessore della linea, la mia poesia, il mio… circa 3,14, il rapporto nel quale vivo, pur avendolo immaginato per dopo la morte, è questo, perché … non c’è che fare… è possibile immaginare, oltre la soglia della morte, così come oltre la soglia del giardino degli dei, qualcosa che appartenga alle idee, alle esperienze o alle fantasie della vita, non altro.

Si può penetrare con la mente nei luoghi remoti della realtà o della fantasia, ed esplorarli nel modo più pieno e autentico possibile, più di un viaggio vero e proprio o oltre la sua concretezza, e addentrarsi nel regno di Dio o nel regno dei morti, di più anche molto, di quanto io non abbia potuto o saputo, forse fin nelle loro estreme lontananze o abissali segreti; ma tutto, in ogni caso, appartiene alla vita e perciò stesso non può appartenere né alla dimensione divina, né a quella della morte; quindi… dell’una e dell’altra, resta intatto il mistero.’

 

   di Alberto Liguoro, “Rumore di passi nei giardini imperiali”.


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