Da quando provo a fare webzine, Utech Records è una delle realtà più interessanti che ho scoperto lungo la mia strada. Compie già dieci anni e festeggia con lo stesso artista col quale aveva celebrato i cinque, cioè Lasse Marhaug, in coppia (un legame indissolubile, a leggere il titolo) con un’altra conoscenza norvegese di Keith Utech, Runhild Gammelsæter, che qualcuno ricorderà insieme a Plotkin nei Khlyst (usciti su Hydra Head in tempi propizi) e qualcun altro nei Thorr’s Hammer. Come un lustro fa, Marhaug bada soprattutto a creare un’atmosfera sinistra e a dipingere – maltrattando ed effettando un piano, stavolta – un paesaggio pietrificato, nel quale ci si muove tra rottami rugginosi e giusto qualche cavo elettrico scoperto e ancora letale. Posso pensare che lo faccia per non occupare troppo una scena dove Gammelsæter ricorre allo spoken word, a suo modo suadente e a volte persino sottovoce, così che la parte terribile del suo repertorio esce molto di rado, come un Hyde che non riesce a liberarsi di Jekyll. Questo giocare sulla doppiezza, secondo me, torna anche nei testi, ma avrei voluto poterli leggere.
Utech Records è un po’ l’etichetta dei fiori all’occhiello, col suo gusto per gli artwork e con la personalità forte del suo fondatore (oserei definirlo un gallerista, come Tedeschi di Glacial Movements), che ha commissionato questo lavoro (e non è la prima volta che lo fa). Non posso scrivere che questo vinile è una tappa fondamentale, ma posso di sicuro affermare che è segno d’eleganza e classe.
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