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Ancora un'altra commedia stralunata ad opera di Wes Anderson, un regista che è stato in grado nel corso degli anni di creare una cifra stilistica e un incedere della narrazione unici e allo stesso tempo facilmente riconoscibili. Questo Rushmore precede di alcuni anni le sue pellicole più celebri, I Tenenbaum su tutte, ma già contiene quelle caratteristiche che renderanno unici i lavori del regista texano. In più i volti di Bill Murray e Jason Schwartzman e il contributo di Owen Wilson alla sceneggiatura non fanno che rendere ancor più familiare l'atmosfera della pellicola per i fan di Anderson.
Il quindicenne Max Fisher (Jason Schwartzman) ha come unica ragione di vita la frequentazione del Rushmore college, ciò nonostante Max non è uno studente modello, i suoi voti non sono buoni, Max però mette tutta l'anima nelle attività extrascolastiche organizzate all'interno del college, spesso da lui stesso, come la squadra di fioretto, il club degli apicoltori, il karting, etc...
Max ha pochi amici, di ragazze neanche a parlarne e afferma di essere figlio di un neurochirurgo mentre suo padre (Seymour Cassel) è un semplice barbiere. Invece l'industriale Herman Blume (Bill Murray) ha due figli che poco sopporta e che frequentano lo stesso college di Max con il quale Herman sente più affinità che non con il sangue del suo sangue. A scombinare un poco l'esistenza dei due arriva la nuova maestra Rosemary Cross (Olivia Williams) rimasta vedova di recente e che soprattutto in Max farà nascere sentimenti difficili da gestire.
La storia è narrata con una delicatezza intrisa di humor grottesco ma trattenuto, Anderson, così come Murray e Schwartzman, sono capaci di far ridere con piccoli gesti, con poche parole e con situazioni che possono sembrare fuori da ogni realtà pur senza mai cadere nell'esagerazione. Il tutto è condito con una forte sensazione malinconica ben accompagnata da una colonna sonora che pesca ottimi brani dai decenni passati.
Forse meno di altre volte la famiglia disfunzionale è protagonista della pellicola che si concentra più sulla presunta maturità (o immaturità) dei protagonisti che spesso si esprimono in azioni fuori contesto se associate alla reale età anagrafica che essi hanno. La coppia di attori protagonisti è da applausi per la loro interpretazione allo stesso tempo apparentemente sotto tono ma fortemente significativa. Sul piano visivo si ammira già l'attenzione posta dal regista nella scelta di oggetti, colori, vestiario e nella pianificazione di atmosfere e ambienti.
Le commedie di Anderson non sono di quelle che fanno spanciare dalle risate ma raramente deludono pur lasciando quel sapore malinconico che a dirla tutta a me piace davvero parecchio. Se ancora non l'avete provato fatelo, un giro dalle parti del Rushmore College non potrà che farvi bene.
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