Posted 5 luglio 2013 in Nord Caucaso », Russia, Slider with 0 Comments
di Emanuele Cassano
A otto mesi dall’inizio delle prossime Olimpiadi invernali che si svolgeranno dal 7 al 23 febbraio 2014 a Sochi, nel Caucaso russo, torna in primo piano il problema della sicurezza e sale al massimo il livello di allerta in seguito alle recenti minacce attuate dal leader islamico Doku Umarov, comandante dei ribelli ceceni, nonché ex-presidente della Repubblica secessionista cecena di Ichkeria, il quale ha invitato ad attaccare i Giochi Olimpici di Sochi in un video girato presso il suo nascondiglio nella foresta risalente al mese di giugno, diffuso sul sito KavkazCenter, politicamente vicino ai ribelli.
Umarov in Russia è ricercato per i reati di sequestro, omicidio e tradimento, e come leader dei separatisti ceceni ha rivendicato sia l’attentato alla Metropolitana di Mosca del 29 marzo 2010, che causò la morte di 40 persone, sia l’attentato all’aeroporto di Domodedovo del 24 gennaio 2011, costato la vita ad altre 37 persone. Nell’ultimo anno però le attività terroristiche condotte da Umarov sembravano essere cessate, ma ciò che a detta dei ribelli voleva essere un atto di buona volontà è stato interpretato dal governo russo come un presunto indebolimento del nemico. Il leader ceceno nel video ha infatti accusato il presidente Putin di avere scambiato questa sorta di cessate il fuoco come un segno di cedimento.
“Oggi dobbiamo mostrare a chi vive nel Cremlino che la nostra bontà non è debolezza” ha affermato il leader dei ribelli islamici, aggiungendo inoltre che le autorità russe “hanno in programma di tenere le Olimpiadi sopra le ossa dei nostri antenati, sulle ossa di molti, molti musulmani morti sepolti nella nostra terra dal Mar Nero. Siamo come i mujaheddin e come tali siamo tenuti ad utilizzare i metodi che Allah ci consente”.
Queste minacce mettono a serio rischio la sicurezza dell’evento, già da tempo secondo il governo russo obiettivo principale da raggiungere in vista delle prossime Olimpiadi invernali. La città di Sochi dista infatti solo qualche centinaio di chilometri dalle instabili repubbliche di Cecenia e Daghestan, principali centri operativi dove hanno luogo le attività dei ribelli, all’interno delle quali si nasconderebbero inoltre buona parte di essi; il che fa rientrare Sochi all’interno di una zona più che mai “calda”.
In attesa dell’inizio della manifestazione sale dunque la preoccupazione russa, tanto da costringere Putin a chiedere cooperazione in materia di sicurezza persino a paesi come gli Stati Uniti e la confinante Georgia, con i quali da sempre il Cremlino intrattiene relazioni complicate. Intanto le autorità e le forze dell’ordine russe garantiscono di intraprendere tutte le misure necessarie per certificare la sicurezza delle Olimpiadi, secondo quanto ha affermato il Comitato Antiterroristico Nazionale in risposta al video di Umarov.
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