Russia, quando i blogger vincono sui media di stato

Creato il 08 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Paolo Gallazzi il 8 ottobre | ore 08 : 16 AM


Un retaggio del regime totalitario che ha governato il Paese per settantaquattro anni difficile da sradicare: la creazioni di falsi miti e la costruzione ad hoc di personalità politiche forti e vincenti. Nata con Stalin, con effetto retroattivo su Lenin, promossa dietro la cortina di ferro durante i lunghi anni della guerra fredda e parte preponderante dell’indottrinamento politico, sembrava una pratica destinata ad essere ricordata nei libri di storia.

Ma con l’ascesa di Vladimir Putin, già dal lontano 1999, la promozione dell’immagine sembra essere tornata di moda, grazie all’aiuto di media compiacenti, ed il culto della personalità un mito intramontabile.
Di certo negli anni d’oro del regime comunista falsificare foto, diffondere notizie non verificabili ed il totale controllo dei mezzi d’informazione rendevano facile la vita per i responsabili della propaganda di partito. Oggi i “commissari” non solo devono fare i conti con l’impossibilità di applicare la censura, ma si trovano costretti a fronteggiare un nemico agguerrito e con un’arma rivoluzionaria: i blogger.

L’immagine di uomo temerario, dedito allo sport ed alle imprese più ardite, di un avventuriero che teme la sconfitta è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo del popolo russo, soprattutto grazie alla connivenza dei mainstream media. Lo scorso anno il primo ministro era stato il protagonista di numerosi servizi che lo ritraevano alle prese con un orso polare durante una spedizione artica, come cacciatore di tigri, pilota di Formula 1 guidando una Renault da gara a 240 km/h, prima ancora era stato a bordo di un cacciabombardiere e poi in Siberia, in una versione asiatica del Mister Crocodile Dundee australiano.

L’ultima trovata, però, rischia di minare profondamente la credibilità del leader russo. Lo scorso 10 agosto i principali network russi avevano ripreso il premier mentre, dopo un’immersione subacquea a Kerc, nel Mar Nero, riemergeva con alcuni grossi frammenti appartenenti a due anfore greche risalenti alo VI secolo a.C., una “straordinaria scoperta”. Ma questa volta il trucco non ha funzionato. Il web, implacabile, ha subito contestato l’attendibilità del ritrovamento e blogger da ogni parte del Paese hanno fronteggiato l’offensiva dei più importanti media russi, da subito accorsi a sostenere la tesi del “superpremier”. Ma la superiorità della potenza mediatica è crollata di fronte al canale d’informazione indipendente, considerato il più credibile, rappresentato dai cybernauti. Così, quando alcuni esperti di archeologia marina hanno fatto notare che dopo più di mille anni a mollo nelle acque del Mar Nero le anfore sarebbero dovute essere incrostate e ricoperte da conchiglie, non pulite ed assolutamente riconoscibili (di grande impatto visivo evidentemente) come appaiono nel filmato del ritrovamento, il portavoce del primo ministro, Dmitry Peskov, si è visto costretto ad ammettere la verità:

Queste anfore non erano laggiù da migliaia di anni. In realtà sono state trovate durante una spedizione diverse settimane fa e poi qualcuno le ha piazzate sui fondali marini. Non c’è nulla di strano e non ci sono ragioni per speculare sull’accaduto

Solo per compiacere Putin, quasi fosse un imperatore romano alla stregua di un Nerone o di un Caligola, una sorta di tributo dovuto al “paladino della Russia imperiale”. Ma la realtà, agli occhi ormai disillusi del popolo russo, appare ben diversa e Vladimir Putin non è più il leader investito dal destino del ruolo di salvatore di una Nazione sul bordo di un baratro, ma uno scaltro uomo politico aggrappato al potere nel disperato tentativo di proteggere i propri interessi personali.

La nuova Russia è oggi un Paese ricostruito che, lentamente, si sta liberando del vecchiume di una vita politica per troppo tempo stagnante e dai costumi fin troppo radicati. Tuttavia la leadership di Putin non è mai stata in discussione. Di sicuro la sua popolarità è in netta discesa, ma non ancora sufficiente per costituire una minaccia e la struttura piramidale del potere gli assicura il controllo del Parlamento, dei partiti e del sistema elettorale, dell’informazione, della giustizia, delle forze di sicurezza e di qualunque livello dell’amministrazione statale e locale. Inoltre le risorse economiche legate al petrolio sono in grado di fornirgli un enorme sostegno all’interno ed all’esterno del Paese.

Ma a tutto questo controllo, come dimostrato, sfuggono i blogger. Nessuno può controllare la rete, se non oscurandola e qualche colpo ben assestato dal web potrebbe riuscire ad incrinare la dura corazza che Putin si è costruito attorno. Storia, politica, situazione economica e sociale rendono la Russia e le Nazioni nordafricane lontane anni luce tra loro, ma la lezione della Primavera Araba dovrebbe rappresentare il monito a non sottovalutare la potenza inarrestabile delle nuove forme di comunicazione globale.


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