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Russia: rischio blocco per Skype e Gmail

Creato il 25 aprile 2014 da Justnewsitpietro

Russia: rischio blocco per Skype e Gmail
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Il Cremlino sta in queste ore contrattando con i titolari di Skype, Gmail e altri siti di chat e posta elettronica per conservare in dei server delle autorità russe i dati dei possessori di un account, legge prevista dopo gli attentati di Volgograd, luogo di numerose autobombe che hanno provocato un centinaio di morti e che ha messo in seria difficoltà il sistema di sicurezza russo, a poche settimana dall’inizio dei Giochi Olimpici Invernali, tenutisi a Sochi.

Ma quello che Mosca sta portando avanti è un ricatto: se i siti non accettano di lasciare i dati delle persone che dispongono di un profilo in questi programmi online, la Russia potrebbe provvedere al loro blocco, rendendo così inutili tutti i tentativi di comunicare con l’esterno attraverso questi dispositivi.

Non solo: i blogger che vantano almeno tremila utenti attivi come pubblico, vengono considerati dei giornalisti, quindi inseriti in un registro, per essere controllati ma impedendo la libertà di espressione. La legge prevede quindi di mantenere per sei mesi tutti i messaggi e i dati scambiati dagli utenti, conservati in server che non devono mai uscire dal territorio della Federazione Russa, e questo prevede che i proprietari dei vari strumenti di messaggeria dovranno mettere a disposizione delle autorità dei server propri.

Le prime critiche sono già arrivate, che accusano il Cremlino di voler imporre un controllo di Internet, negando ancora una volta la libertà di stampa, di espressione e la privacy degli utenti. Oltre a questo, però, le autorità russe non possono imporre dei regolamenti a Facebook, Twitter, Gmail o Skype, e l’unico modo per far si che accettino queste norme è la minaccia di oscurare le piattaforme.

Sempre meno libertà in Russia, quindi, negando sempre di più la libertà di espressione. Internet, almeno fino a pochi giorni fa, era l’unico strumento utilizzabile per comunicare con il mondo, scoprire cosa accadeva negli altri Stati o semplicemente divertirsi navigando in Rete. Ma sapere che da dietro uno schermo, qualcuno sta spiando ogni click che viene premuto, non può che rendere anche questo strumento non più libero.

di Alessandro Bovo

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