“I’ll shoot you in the head, you shoot me in the leg. I ‘ll stay in bed you go instead go
Don’t leave our host completely lost no” (Scrambled Eggs)
In questa zona della ‘Siria libera’, fatta di disordinati e poveri agglomerati agricoli e campagne, alberi di pistacchio e ulivi, pastori con i loro greggi e vecchi seduti sugli usci delle case, strade sconnesse e macerie, la vita può partire e andare via con un soffio di vento. Un momento stai parlando, facendo all’amore, giocando con un bastone e una ruota in mezzo alla strada, pensando a chi non c’è più, lavando i panni
Chi si ostina a non capire che questa guerra è una guerra fatta dai siriani contro un regime che non esita a bombardare con caccia, elicotteri e artiglieria pesante il proprio popolo, cambierebbe idea solamente se si trovasse, qui, in questo momento, nel vedere un Mig scendere in picchiata, sganciare il proprio carico di morte e risalire velocemente. Due forti detonazioni, un fumo denso e nero. Un obbiettivo militare distrutto? No, una abitazione, come tante in questo paese colpite, incendiate, distrutte. Fortunatamente vuota, questa volta. Chi continua a parlare di ‘responsabilità’ dovrebbe provare a passare una notte sotto i bombardamenti, così capirebbe che civili o miliziani, uomini o bambini, non c’è nessuna differenza perché non si vogliono colpire i ‘terroristi’, come li definisce il regime di Assad, ma si vuole soltanto colpire, punire, umiliare un’intera popolazione o almeno la maggioranza di essa. Così, da un momento all’altro, puoi morire. Senza un motivo. Senza un perché, ucciso da un proiettile o un missile o un razzo sganciato a caso sulla tua testa. Una grande roulette russa collettiva, una enorme pistola Tokarev con un proiettile che ha inciso il tuo nome e cognome. Come i due uomini sventrati dall’ennesimo missile dell’ennesimo Mig 23 che fin da stamattina presto girava come un avvoltoio sopra le nostre teste, in cerca di una preda da ghermire. Ha colpito un louage, un pulmino-taxi collettivo. Due donne e due uomini sono morti. Il pulmino era carico di persone che andava a Afrin. All’autista non è servito mettere la bandiera curda sul mezzo. Il pilota del caccia ha sganciato senza farsi problemi, senza sapere se il pulmino era stracarico di donne e bambini, non terroristi, non miliziani, non obbiettivi militari. All’interno del mezzo, valigie, sacchi di scarpe da tennis, né armi né divise militari. Per questo e non per altro, per logiche geopolitiche o discorsi da bar, per partito preso o per furenti, ideologizzanti manichee divisioni del mondo in biancho e nero, buoni e cattivi, imperialismo ed antimperialismo, solo per questo, Bashar al Assad è uno sporco, povero, semplice, criminale di guerra.