"La ruggine non dorme mai"
Anno 1979. Neil Young, hippie disilluso e mai quanto in quel periodo l'incarnazione consapevole del prezzo del rock e del suo successo, avverte il suo pubblico con versi oscuri e profetici immerso in un buio profondo dal quale è difficile uscire. Due facce della stessa medaglia: il cantautore folk, tanto caro e tanto semplice degli esordi, e la bestia da palcoscenico che ruggiva tra muri sonori distorti e sporchi distruggendo lo stereotipo di sè stesso, quello del cantautore folk di "Harvest".
Anno 2010. Daniel Lanois (produttore di Dylan, U2, Brian Eno, giusto per citarne alcuni) richiama alla sua corte Neil Young. Più vecchio, più aspro, più che mai pronto per consegnare ai suoi fan un' opera chitarra e voce...un regalo che si fa tra vecchi amici. C'è una sala immersa nella penombra, un uomo barbuto con un cappello, spogliato di tutti gli orpelli delle rockstar, un microfono ed una chitarra rabbiosa suonata dallo stesso Young. Nient'altro.
Una produzione più che moderna, per quello che riguarda il suono e l'effettistica utilizzata. Non è un denaturalizzarlo. Ancora una volta:
"La ruggine non dorme mai"
E mi permetterei di aggiungere un'altra sua grande frase:
"Hey hey, my my...Rock n'roll will never die."
R.Clockheart
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