2011
La dance del futuro sarà zuccherosa e lisergica. Se non vi eravate convinti con araabMUZIK o Hudson Mohawke con lo scozzese Rustie (nuovo assunto presso la Warp, l'etichetta che sta alla musica elettronica non convenzionale come la Motown sta alla soul) ne avrete una un'ulteriore e più compatta conferma. Altra certezza è che ormai non si può più prescindere dalla dubstep che infatti è il piano di lavoro di Rustie sul quale egli dispone con ordine e metodicità tecno anni '90, chiptune, hip-hop crunk maranza, dance da stadio alla Calvin Harris e vocine elio-vocoderizzate. A tutto questo è stati dati diversi nomi abbastanza ritardati come "Street bass", "Aquacrunk" e "Purple sound" anche se quello che va per la maggiore è "Wonky" che immagino - anzi spero - sia una crasi fra Willy Wonka e funky. In parole povere è una versione allegra e colorata della dubstep, notoriamente cupa e claustrofobica. "Glass Swords" si può descrivere facilmente come: un pulmino Wolkswagen modificato lanciato a 250 km/h contro il muro del kitsch ma che riesce a inchiodare prima di sfracellarsi, o quantomeno impatta senza causare danni mortali ai passeggeri sui sedili posteriori. "Glass Swords" è infatti magniloquente ma non spaccone (non ci sono mai drop tamarri e scorreggioni alla Skrillex), acidulo ma non astringente da stipsi assicurata: dance da mangiare con le orecchie e da ballare con le ghiandole salivari, insomma.O anche, un rave party per orsetti gommosi. Se questo è il futuro, ben venga, ma poi ricordatevi di lavarvi i dentini prima di andare a dormire
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