Ruta

Da Tmartino @pointlessmuse

"...dalle parole di Benvegnuda Pincinella
si conosce la rassicurante formula da lei usata per far guarire dai malefici:"Stante in zenocchioni, la prendeva un poco di ruta et diceva: Dio ve salvi Madona ruta da parte de Jesù Christo; ve saludo da parte de Jesù Cristo e san Zulian e ve prego de quella gratia che v’ho domandato. Et fatto altre oration, e diceva tre pater nostri alla ruta".
Resta ancor oggi la ruta un’erba potenzialmente velenosa conosciuta come “Zulian” ...”tratto da "Processi di streghe in Lombardia"edizioni "Meravigli", collana "Biblioteca Lombarda
V
Ruta

(Ruta graveolens L.)
Hoc nemus umbriferum pingit viridissima rutae
Silvula ceruleae, foliis quae praedita parvis
85
Umbellas iaculata breves, spiramina venti
Et radios Phoebi caules transmittit ad imos,
Attactuque graves leni dispergit odores.
Haec cum multiplici vigeat virtute medellae,
Dicitur occultis adprime obstare venenis
90
D e c u l t u r a h o r t o r u m s i v e H o r t u l u sWalahfridus Strabo
808 - 849
B I B L I O T H E C A A U G U S T A N ANell’Odissea si narra che Mercurio munì Ulisse di ruta per vincere i veleni che Circe gli avrebbe istillato nel corpo e nella mente.Era stato osservato che la pianta veniva mangiata dalle donnole prima di andare a caccia di serpenti.

Divenne, per tal motivo, uno dei principali ingredienti dell’«antiveleno», composto da semi di ruta e vino, molto usato dai Greci e dai Romani quando temevano un avvelenamento da parte di chi si voleva liberare di un nemico, di un concorrente, di un marito o di una moglie.Il nome scientifico, Ruta graveolens L., ne sottolinea il "cattivo odore" dal latino graveolens (puzzolente, nel senso di “odore grave”) a comprova Mirsilo di Metimna racconta che quando Medea, navigando al largo di Lesbo, gettò in acqua un filtro composto da ruta contro le donne dell’isola le poverette finirono per puzzare orribilmente al punto che nessun uomo ardì più di avvicinarle.Tuttavia già Ippocrate e Teofrasto, vissuti rispettivamente nel IV e V secolo a.c., conoscevano le virtù della ruta a cui attribuivano i meriti di calmare gli attacchi epilettici e di rinforzare la vista. Ma anche Plinio, Columella, Varrone, Cicerone ne ricordano i pregi.Gli antichi le attribuiscono qualità ana-afrodisiache.
La ruta selvatica (Peganum harmala L.) puzza effettivamente, tanto da riuscire a tenere lontani topi e vipere. Peganon, gr., deriva dal verbo peghnumi, indurisco, dissecco, coagulo, per virtù simpatica dunque, la ruta isterilirebbe, toglierebbe la linfa vitale, asciugherebbe e, pertanto, sminuirebbe la produzione dello sperma.
Rythe, gr., ancora deriva dal verbo rhèo (scorro), pare contenere un’allusione alle sue virtù emmenagoghe.


Dioscoride, Oribasio, Rufo di Efeso, Plutarco, e dagli scoli a Nicandro, la indicano tra le piante abortive. Smorzerebbe i desideri sessuali, favorirebbe la continenza.
Lo scolio 410 ai Contravveleni di Nicandro riporta:
“gli iniziati se ne servono a questo scopo".Dioscoride afferma che essa bevuta o mangiata:“consuma la virtù del generare”.

E' menzionata nella Bibbia, Luca 11:42 riporta:"Ma guai a voi farisei! Poiché voi pagate la decima della ruta, della menta e di ogni erba, e poi trascurate la giustizia e l'amore di Dio. Dovevate fare queste cose, senza trascurare le altre."
Al Sud, da me, i contadini erano soliti infiocchettare di rosso un vaso di ruta e porlo sul davanzale della finestra contro il malocchio. La sua reputazione era quella di liberare da spiriti maligni e dal diavolo. Le neo-mamme ne appendevano mazzetti al collo dei neonati per preservarli dal malocchio.Le ragazze in età da marito che volevano avere in sogno la visione del futuro marito, mettevano un rametto di ruta sul guanciale. Gli sposi novelli erano soliti tenerne un mazzetto in tasca per preservarsi dalle invidie o dalle fatture (specie quelle fatte sul "gradino della chiesa" o nell'acqua santa) nel giorno del matrimonio.
Se ne faceva annusare un ramoscello con un respiro profondo per combattere "i vermi" (parassiti intestinali), oppure allo stesso scopo se ne usanovano le parti verdi cotte nell'olio e ingerite.

Veniva prescritta anche contro le sciatiche, nelle infiammazioni polmonari, per alleviare i dolori reumatici. Ma le nostre "mammane" ne conoscono anche le proprietà antielmintiche, antispasmodiche e sudorifere (usate spesso per far calare la febbre!).
E' noto il detto "a rut'onn'mal' stuta", la ruta spegne ogni male, che ne fa una panacea medica e spirituale.

Le "magare" ne ricavano un olio essenziale di odore acutissimo, piuttosto sgradevole, dalle proprietà terapeutiche suddette.

Nell'uso popolare gli vengono riconosciute anche proprietà moderatrici dei fattori negativi dall’ingestione di alcol; di qui l’uso di infonderla in liquoreria specialmente in acqueviti e grappe.

A partire dal Medioevo, invece, artisti, scultori ed artigiani ne usavano il decotto, oppure una soluzione leggera, per rafforzare la vista facendo dei lavaggi oftalmici.


La Scuola Medica Salernitana così affermava:"Giova la ruta agli occhi, fa la vista assai acuta, e scaccia la caligine".
Shakespeare ce la ricorda come "herb of grace" (d'antico uso sassone e prima ancora druidico) nell'Amleto e la mette tra i fiori che fa spargere a Ofelia:

"There's fennel for you,
and columbines:there's rue for you; and here's some for me:we may call it herb-grace o' Sundays:O you must wear your rue with a difference..."
E ancora nel Riccardo II (III.4.104-105), per segnare il luogo in cui le lacrime della regina cadono dopo la cattura del re:
"Here did she fall a tear, here in this placeI'll set a bank of rue, sour herb of grace."
Erba, sacra a Diana e Ecate che compone la CIMARUTA. (prossimamente su questo blog!)

--continua--
ATTENZIONE:E’ una pianta velenosa anche per ingestione, se assunta senza criterio.In presenza di luce solare procura dermatiti da contatto se si rompono e toccano gli steli.



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