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Ruzzle killer application

Da Pinobruno

Sdoganato dall’Accademia della Crusca e tracimato in politica con lo spot realizzato da Proforma per Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola, Ruzzle è stato messo all’indice dallo psichiatra Federico Tonioni.  Il gioco per smartphone che macina milioni di adepti può creare dipendenza, una variante dello IAD (Internet Addiction Disorder), dice il direttore del Centro per le psicopatologie da web del Policlinico Gemelli di Roma. In verità si era detto lo stesso di Angry Birds che – con un miliardo e passa di download – è ancora il numero uno dei videogame da dispositivo mobile. Un’attinenza “politica” comunque c’è: Angry Birds è stato il passatempo dei parlamentari annoiati.

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Un forte intreccio tra politica e videogiochi

Nel video ideato da Proforma per SEL il giocatore compone i nomi di Fini, Casini, Maroni, Monti, Berlusconi. Sullo schermo non appare il punteggio bensì la scritta “Basta!”, poi il commento “Tempo scaduto! Con questi l’Italia ha già perso” e infine l’invito a votare SEL per Bersani presidente.

Come nasce l’idea dello spot? Il direttore creativo di Proforma, Giovanni Sasso, ammette di essere stato rapito dal gioco e di averne subito gli “effetti devastanti”. “Dopo qualche giorno – mi dice al telefono – ho scoperto che tantissimi miei amici su Facebook giocavano a Ruzzle, rete e giornali cominciavano a parlarne diffusamente. L’applicazione stava diventando virale e il passo successivo è stato ‘Tempo scaduto’, che ha subito catturato l’attenzione dei media”. E Sasso non molla: “il gioco mi prende ancora. Spero di riuscire a farne a meno entro un paio di mesi”.

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Si deve allora dare ragione al prof. Tonioni, quando afferma cheRuzzle può trasformarsi in mania? “Il giocatore compulsivo – dice lo psichiatra – rischia di dissociarsi dalla realtà anche per delle ore. Se lo smartphone chiama per una partita, ecco che per qualcuno resistere diventa molto difficile. Ci sono già casi di giocatori che, quasi senza accorgersene, hanno fatto le ore piccole alle prese con la scacchiera di quattro lettere per quattro, ritrovandosi poi il giorno dopo intontiti dalla stanchezza in ufficio”.

“Quando giochi – aggiunge l’esperto di dipendenza digitale –  stacchi totalmente dalla realtà, sei totalmente assorto”. Insomma – come per la politica – si può usare Ruzzle “in modo creativo, o dissociativo. E la discriminante è il tempo: concedersi maratone al telefonino, perdendo di vista la lancetta dell’orologio e ritrovarsi poi a saltare il pasto o dormire solo poche ore, tanto stanchi da andare in ufficio intontiti – avverte Tonioni – non è funzionale alla realtà, e si trasforma in un handicap”.

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Ruzzle in rete è amato e odiato, come sempre accade alle killer application. C’è chi dice che si tratti di un gioco pieno di strafalcioni e parole inventate. Tesi contestata da Enrico Lanfranchi, responsabile delle redazioni lessicografiche di Zanichelli: “i programmatori hanno rielaborato 86mila parole, cui vanno aggiunte tutte le forme declinate, flesse, i diminutivi e gli accrescitivi. Passaggio successivo è stato assorbire il database italiano attraverso un algoritmo che ha eliminato gli accenti”.

“Non è Ruzzle che sbaglia, ma sono i giocatori che conoscono poco l’italiano”, sostiene Lanfranchi. E Marta Serafini del Corriere della Sera interpella anche l’Accademia della Crusca:

domanda: “Ruzzle dunque aiuta a diventare più colti”?

risposta di Vera Gheno, redattrice del sito dell’Accademia: “si può dire di sì. Ma a condizione che dopo la partita si vada a vedere sul dizionario il significato delle nuove parole scoperte”.

PS. Lo ammetto: a Ruzzle sono una schiappa, ma mi sto applicando.


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