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Rwanda /Sì al nucleare ma l'ultima parola spetta a Paul Kagame...

Creato il 11 giugno 2011 da Marianna06

Nessuno si sarebbe aspettato, dopo quanto accaduto di recente nel modernissimo e ultratecnologico Giappone,a Fukushima, che il parlamento rwandese approvasse all'unanimità una legge a favore dell'adozione del nucleare.

E' accaduto e non resta  soltanto  che sperare in un "alt"  finale da parte del presidente del piccolo Stato africano, Paul Kagame.

Le motivazioni che possono aver indotto il parlamento di Kigali a prendere una decisione del genere sono solo  in parte comprensibili ma, onestamente, non  giustificabili.

Per arrivare ad un consenso unanime certamente ha giocato il fattore scarsità di materie prime del Rwanda, che senza dubbio è fortemente condizionante, e quindi  le enormi difficoltà di limitarsi al solo sfruttamento dell'energia idroelettrica ma anche  forse la consistente somma in denaro, che arriverà, proveniente dall'AIEA, l'agenzia ONU per l'energia atomica, con sede a Vienna.

Si tratta di una cifra di 70 milioni di dollari,alla quale  probabilmente il Paese africano non intende rinunziare anche e sopratutto in vista del suo sviluppo.

Non si è pensato affatto , tuttavia, alle conseguenze negative di una tale opzione sotto il profilo del rispetto dell'ambiente e della salute dei cittadini.

Diciamo con un eufemismo che la politica in Africa, in Rwanda, come per altro in tutto il resto del mondo, solitamente guarda ad altre priorità.

E noi in Europa, in Italia, dove appunto domani 12 giugno  si vota per dire "no"al nucleare,ne sappiamo qualcosa.

La speranza è che il presidente rwandese,che ha tre mesi a disposizione per promulgare la legge, ci ripensi.

Anche se, a mio avviso, vista la corsa frenetica  in atto di questi tempi per lo sviluppo e la modernizzazione del Rwanda, ciò sarà difficilissimo.

Le ripetute interruzioni di energia elettrica, piaga di quasi tutti i Paesi africani, è vero che condizionano notevolmente lo sviluppo dell'economia rwandese.

E, probabilmente, nelle migliori intenzioni, si vuole porre fine proprio a questo handicap.

La speranza ultima, per ambientalisti e non( semplici cittadini che non gradiscono vedere messa a repentaglio la propria incolumità in un contesto complesso come questo di cui parliamo), resta la non firma del presidente.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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