
In punta di piedi, la vita, s’intreccia grave e forte, altro non sa,
attraversa di prove caparbie ed assurde il destino.
S’era scritto che così avesse dovuto essere?
Che se una nota al margine t’avesse avvisato, bollettino ai naviganti, le scarpe le avresti prese.
Mite e umile resti invece, su cigli di burroni aperti e sentieri calpestati di vetri rotti,
indifeso dal vento sferzante, le avversità sempre pregne, mai d’aborti sanno essere,
il bavero alzi, barcolli ubriaco di poesia, tagliati i piedi, sanguini.
Nessuno sconto al tuo tornare, la strada crolla e solo avanti c’è cammino.
Chi li sparse quei cocci aguzzi?
Ne hai memoria ancora di quella mano o s’era girato il viso, nella tua ingenua speranza di sorriso?
S’era una mano nascosta o chiara?
Altro non v’è che proseguire, là oltre già intravedi il bivio,ti pare il sereno s’accenni.
Va’.
In punta di piedi
Va’
Chiara
Ketil Bjornstad Pianology
