Francesco Guardi nasce a Venezia nel 1712. Viene introdotto alla pittura dal fratello Gianantonio che aveva ottenuto in eredita la bottega paterna. Per trovare il suo primo olio su tela, a firma e data certa, bisogna aspettare il “Santo adorante l’Eucaristia” del 1740. E’ il secolo del turismo europeo. Intellettuali, ricchi, massimamente inglesi e francesi, visitano le città italiane a completamento della propria educazione. Una sorta di lunghe “vacanze intelligenti” che alimentano le passioni antiquarie e il mercato artistico. Tappa imprescindibile è Venezia. Qui si forma una importante scuola di vedutisti che vede in Canaletto il principale rappresentante. In questo contesto, il Guardi è un personaggio unico. A posteriori si scorgeranno assonanze con l’altro grande Francesco, il contemporaneo spagnolo Francisco Goya. Dal canto suo, il Guardi disegna impressioni, non rispetta gli assunti artistici convenzionali del suo tempo, non si lascia imprigionare nei generi. Introverso e pensieroso, ha la magia nel tocco. Dalle sue tele emergere un clima fiabesco. Pur condividendo con il Canaletto la stessa Venezia come soggetto delle sue opere. Sotto il suo pennello la città assume tonalità incorporee, si dissolve in atmosfere romantiche. Nelle sue vedute, non ricerca la nitidezza, non mira alla riproduzione esatta del paesaggio ma lo interpreta. La Venezia che ne esce è impalpabile, attraversata da malinconiche penombre, abitata da indefinite e vitali figure. Affascinato dalle rovine, nei suoi “capricci”, numerosi nei suoi ultimi anni, la realtà sfuma in visioni surrealiste. Oppone alla fedele riproduzione un tratto poetico che eleva e dà dignità a scorci di una Venezia minore, alla malinconica e seducente bellezza della sua incipiente decadenza. Di straordinaria vitalità fino all’ultimo dei suoi giorni il primo giorno dell’anno 1793, vecchio visionario, è ancora capace di sorprendere Venezia nella sua anima solitaria, svelandone il volto misterioso. Quando la città, guardinga come un esotico animale, si abbevera in laguna alle prime luci dell’alba fondendosi nell’evanescenza di un punto di incontro tra mare e cielo. Ne deriva una pittura inafferrabile e preziosa dove il colore prevale sulle forme. Soavi fantasie, rese dentro un cromatismo magico che cattura ciò che sfugge all’occhio ma che trattiene il cuore.
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