S-kappiamo

Stamane mi sono recata in un negozio di una nota catena di fai-da-te per un po' di shopping di accessori da imbianchino e restauratore, necessari per i lavori casalinghi attualmente in corso. Il grande magazzino in questione si trova giusto accanto ad enorme ipermercato-centro commerciale il cui parcheggio era costellato di cartelloni pubblicitari con l'eloquente scritta KE PREZZI! Ora, Ke. Con la K, come gli sms degli adolescenti. Immediatamente, ho avvertito il noto prurito da orticaria ortografica e naturalmente ho giurato a me stessa che mai avrei fatto la spesa in quel luogo – preferisco di gran lunga il mercatino degli agricoltori dove, oltre a trovare frutta e verdura indicibilmente migliori, mi beo di un po' di sano dialetto piemontese invece che subire tali brutture grammatical-giovanilistiche. E lo so che ora insorgeranno contro di me i sostenitori della dignità letteraria del grafema k come corrispondente della velare occlusiva, naturalmente sbandierando placiti capuani e cantici delle creature e scuole siciliane. Ma a voi, cari amici evidentemente inconsapevoli che già il padre Dante preferiva di gran lunga la forma ch, rispondo che accetterò qualsivoglia testo recante k solo se scritto in endecasillabi a terzina incatenata; anzi, meglio, in sestina a retrogradatio cruciata, ché se cultura dev'essere, che almeno lo sia sul serio.