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S-rcd: deficit di comprensione del testo

Da Rossellagrenci

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Lo si sospettava da tempo ed ora una ricerca lo conferma: c’è un disturbo che potrebbe essere scambiato per uno dei sintomi della dislessia ma che dislessia non è.

Si tratta di quello che viene definito come S-RCD (Specific Reading Comprehension Deficits). L’attività cerebrale dei soggetti che manifestano questo disturbo differisce dall’attività cerebrale di quelli che soffrono di dislessia. Alla dislessia sono associate anomalie nella regione cerebrale normalmente attivata durante la lettura, mentre all’S-RCD sono associate anomalie nella regione tipicamente deputata alla funzione della memoria.

3 bambini su 10 non capiscono gran parte di ciò che leggono e alcuni di loro soffrono di un deficit della comprensione che va considerata un serio disturbo dell’apprendimento.

 

Questo è il risultato della ricerca durata cinque anni presso l’Università di Vanderbilt in Tennessee –  e nello specifico dal Peabody College, il dipartimento di educazione e sviluppo umano – in collaborazione con il Kennedy Krieger Institute della facoltà di medicina del John Hopkins. I risultati sono stati di recente pubblicati online sulla rivista Brain Connectivity e ne ha dato notizia anche la rivista scientifica Science Daily.

“Per capire come funziona possiamo ricorrere a un esempio”, spiega Laurie Cutting. “Pur non conoscendo la lingua, io posso leggere lo spagnolo, perché conosco i suoni associati alle lettere e come si pronunciano le parole, ma non so dire cosa significhino effettivamente. Lo stesso accade al bambino che soffre di questo disturbo. Quando un bambino legge bene si dà per scontato che capisca ciò che legge, ma in realtà 3 bambini su 10 non comprendono gran parte di quello che leggono. Quando il disturbo viene diagnosticato, spesso in terza o quarta elementare, ha già provocato disfunzioni nel processo di apprendimento”.

Naturalmente non vanno confuse con le difficoltà legate alla comprensione del testo nel quadro globale di un Disturbo Specifico di Apprendimento.

La studiosa Laurie Cutting afferma che “può essere che questi bambini attivino meccanismi neurobiologici differenti da quelli comuni per la lettura, meccanismi che non sono adatti a supportare la comprensione. Il nostro intento è capire con precisione i differenti funzionamenti cerebrali associati ai vari disturbi della lettura e come possiamo attivare invece quelli che supportano le normali capacità di lettura e comprensione”. 

Ecco perchè è importante che genitori e insegnati si preoccupino sempre di verificare anche quanto il bambino abbia compreso, discutendo con lui di quella che ha letto e non si limitino  alle capacità del bambino di leggere speditamente un testo.Quello che bisognerà capire, adesso, qual è il miglior percorso rabilitativo per aiutare questi bambini.

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