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Questa è la storia di un giorno. Un giorno qualunque, in uno spazio qualunque. Preferibilmente bianco, lo spazio, intendo. Sì perché il bianco aspetta, io lo so.
Stavamo dicendo…sì, la storia di un giorno qualunque. In questo giorno, c’erano tante lettere colorate. Sì, coloratissime, erano vestite a festa. Di chi era la festa?
Ah, questo non lo so e forse non c’era neppure una festa. Quello che so è che ballavano lo shake. Ecco, sì, la festa se l’erano inventata solo per ballare lo shake. Io so ballare lo shake? Aspetta che ci penso. Un secondo. Lo so che è già passato. Una manciata di secondi tirata in cielo con triplo salto mortale. Senza avvitamento, bastano i miei pensieri svitati. Posso darti la risposta: no, non lo so ballare. Ci proverei. E le lettere? Loro sì che shakeravano, come un angelo azzurro in una coppa ghiacciata. Brrr, che freddo! Questo, però, è un altro giorno: quello in cui faceva così freddo che la festa del giorno qualunque avrebbe riscaldato tutti con il suo shake. Di questa ne parliamo un’altra volta! Le lettere, quel giorno, si sono alzate dal foglio un po’ nervose.“Le righe non ci piacciono!”, aveva detto laQa gran voce! “È solo perché tu ci inciampi con la linguetta!”, aveva risposto la I. “Basta! Cerchiamo di toglierle via, abbiamo bisogno di scorrere libere. Non vogliamo strade segnate dalle righe. Le strade, ce le inventiamo noi!”, gridava la K mentre liberava le sue asticelle dagli odiosi sentieri. “Guardate il bicchiere mezzo pieno”, esortava la V. “NO!”, la N non diceva mai tanto di più. “No, cosa? A naso, direi che…ops, ho un cerchio d’inchiostro, non ricordo…”, sulla O e i suoi cerchi d’inchiostro, nessuno faceva affidamento.“Direi che il bicchiere è un vuoto a perdere. Non so cosa significhi, ma questa frase sembra: “Ohhhhh…”, gongolò l’H nei puntini sospensivi.“Dovremmo smettere d’aver paura”, la P sentiva d’aver fatto il suo dovere.
“ALSDKSPRPOTPMCIRTKJBVZKLZMMPOFISIHKLGFMNBWCLKJB…” blaterarono tutte le lettere insieme!“Silenzio letterine birichine! Ho un’idea: shake” concluse la S, zittendo tutti.Le letterine fecero: “Ohhhhhhhhhh…con un sacco di H” tutte insieme e con tanto piacere da parte dell’H vanitosa.C’era un problema, però. La musichetta delle shake, proprio non ce l’avevano. Era un problema? Direi di no, delle letterine che volevano sradicare le righe dal foglio, proprio non potevano farsi problemi per una musichetta mancante. Così, si armarono di pazienza e decisero che, il primo motivetto simpatico, le avrebbe fatte danzare.Quel motivetto arrivò, aveva il profumo dei fiori di campo a primavera. Lo so, i fiori di campo hanno un odore, come dire…originale, ma a me piacciono e anche alle letterine. Sapevano che era l’unico profumo possibile, come certe cose che devono succedere.
Alcune di loro, proprio non sapevano ballarlo lo shake, qualcuna, addirittura, ruzzolò.
La V, per esempio, si fece proprio male, ma arrivò la S e le gridò: “Shake!” . In poco tempo tutte danzarono, anche la V.La S dirigeva le danze ché come gridava “Shake!”, nessuno, ma proprio nessuno, sapeva gridarlo così. E le righe? Già, questa storia inizia con le lettere che volevano uscire fuori dalle righe.Le letterine erano così impegnate a danzare, sul motivetto simpatico che, senza accorgersene, iniziarono a saltare anche sulle righe, facendone corde ed improvvisandosi equilibriste.
Si divertirono così tanto per questa trovata che la R propose, a gran voce: “Teniamo le righe e non temiamole più!” e le letterine, invece del solito “Sì!”, risposero in coro: “Shaaaaaa...ke!”.E ripresero le danza!