Otto autori, inventano (o, meglio, raccontano) altrettante storie. C’è chi parla di badanti (Sutter). Chi narra di un possibile viaggio nel futuro, ipotizzando sviluppi non proprio rassicuranti (Caravaggi). Conti indirizza la propria fantasia alla clandestinità e all’accoglienza, tra il presente e un passato non troppo remoto. C’è chi ci ricorda di quanto fosse difficile la comunicazione e l’intesa tra italiani di diverse regioni, fino a qualche decennio fa… (Guerra). Un autore ci parla di prosaiche (dis)avventure con la cucina cinese (Garroni). Qualcun altro fotografa un’ordinaria tragica storia di lavoro nero, nella quale la legalità è tutta degli stranieri e l’illegalità è appannaggio degli italici datori di lavoro (Graziani). Gessi ci introduce nel mondo della scuola, dove l’integrazione sembra essere una conquista difficile. Brera – giornalista, scrittore e anche figlio di Gianni, che ha partecipato al concorso sotto pseudonimo, rivelando la sua identità una volta entrato nella rosa dei finalisti – dimostra quanto sia radicata l’equazione immigrati uguale delinquenti.
Ma il libro contiene anche due «tracce bonus», due racconti di scrittrici/giurate del concorso: Amadesi, che «svolge il tema» raccontando una storia di cavalli (anzi: di cavalle); e Sangiorgi, determinata nello smontare il luogo comune della badante subdola in cerca di un pollo con cui accasarsi.
L’introduzione è di Tahar Lamri, scrittore algerino che vive in Italia da molto tempo.