La notte del 16 settembre di 30 anni fa, l’esercito israeliano permise l’irruzione delle milizie falangiste libanesi nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. Il massacro durò due giorni e ancora oggi il numero di morti è incerto. Forse 400. Forse 800. Civili violentati, uccisi, smembrati.
Loren Jankins scrisse sul quotidiano Washington Post del 20 settembre 1982: “La scena nel campo di Chatila, quando gli osservatori stranieri vi entrarono il sabato mattina, era come un incubo”.
Come si ricorda ogni anno l’Olocausto degli Ebrei, è giusto ricordare anche quei morti.
I morti innocenti sono tutti uguali. Non hanno colore. Nè nazionalità o religione. Hanno in comune la mancanza di colpe e l’ingiustizia di una fine atroce.
*Vignetta Enzo Apicella