Bassam Saleh: da Sabra e Chatila al Libano
Tra il 15 ed il 18 Settembre del 1982 nei campi profughi palestinesi Sabra e Chatila di Beirut venne compiuto uno degli atti criminali più efferati della guerra civile libanese. Oltre 3.000 palestinesi tra cui donne e bambini vennero barbaramente assassinati in quello che viene ricordato da tutti come il “massacro di Sabra e Chatila”. Per quel crimine, che è ricordato nella storia per la sua crudeltà e l’efferatezza con cui fu compiuto, venne ritenuto responsabile come ideatore e pianificatore l’allora ministro della difesa israeliano Ariel Sharon, che non verrà mai processato. E nessuno, sino ad oggi, dopo ben 31 anni, ha pagato il conto dinanzi alla giustizia per l’orrore di quei giorni. Un orrore che è ancora oggi scolpito nei volti e negli occhi dei sopravvissuti, che ricordano con gli occhi scavati di lacrime i loro cari assassinati. Ci sarà mai giustizia? Abbiamo raccolto su questo le dichiarazioni di Bassam Saleh, giornalista palestinese, membro del “Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila“, che ci ha palato anche della sempre più preoccupante situazione dei campi profughi palestinesi in Libano. Situazione che si è aggravata ulteriormente dopo lo scoppio della crisi siriana.
Saleh, ci sarà mai secondo lei giustizia per il massacro di Sabra e Chatila?
Noi palestinesi ormai la speranza l’ abbiamo persa. Abbiamo sempre cercato di portare i responsabili della strage, in particolare quelli israeliani, davanti alla corte penale internazionale di giustizia. Ma l’atteggiamento di moltissimi paesi verso questa iniziativa, soprattutto quello europei, è stato negativo verso tutto questo. Il pensiero di tutti palestinesi liberi però sarà sempre quello di portare i responsabili di quel massacro davanti ad un tribunale internazionale.
Quanto è peggiorata la situazione umanitaria per Chatila dopo l’inizio del conflitto siriano?
La situazione per Chatila è certo peggiorata da quando è iniziata la crisi siriana. Ed è peggiorata non solo per Chatila, ma per l’intero Libano. Molti siriani e anche palestinesi che si trovavano in Siria si sono riversati nei campi palestinesi. La situazione è molto drammatica, sia a livello economico che sociale. Chi è stato a Chatila, in modo particolare, sa che non ci sono giardini, non ci sono fognature, ci sono un sacco di problemi per tutti i suoi abitanti. L’arrivo obbligato di altri palestinesi dalla Siria costituisce un grave problema. Per questo abbiamo lanciato il progetto Emeril a sostegno dei campi palestinesi in Libano. E’ necessario anche dare sostegno morale alla popolazione palestinese che è in difficoltà da anni ed ora, per tutto questo, lo è ancora di più. E potrebbe peggiorare ancora in caso di un attacco americano alla Siria.
Secondo lei quanto è solidale l’Italia con tutto questo?
Certamente se guardo le iniziative che facciamo ogni giorno in tutta Italia, vi è una grande comprensione dei cittadini italiani sul dramma dei palestinesi. E lo testimoniano le iniziative che ogni anno partono dall’Italia verso Gaza e la Cisgiordania. Questo ci fa capire come sia stata compreso il dramma dei palestinesi e di tutte quelle che sono state le conseguenze della crisi siriana.
Fonte: Ebdomadario
Titolo originale: Sabra e Chatila, 31 anni di ingiustizia