Ivan Malfatto su Il Gazzettino
«La federugby e il movimento italiano hanno la necessità che i migliori giocatori vadano a misurarsi con l’alto livello. Non capisco perciò la presa di posizione del Rovigo. Anche se mi sembra più una reazione, uno sfogo, che una protesta. E ritengo sia già stato superato».
Fa sentire la sua voce il numero due della Fir, il vice presidente vicario Nino Saccà. Colpito negativamente dal duro comunicato emesso dalla Rugby Rovigo lunedì in merito alle «pressioni e prevaricazioni» messe in atto dalla franchigia federale di Pro12 (ufficializzata, si chiamerà Zebre) per portarsi via Andrea Bacchetti e Filippo Cristiano, dopo Davide Giazzon. La presa di posizione ha colpito tutto il mondo federale, perchè siamo nell’anno elettorale e viene da un importante club d’Eccellenza ritenuto politicamente allineato. Anche perciò sarebbe in programma un vertice fra i presidenti Francesco Zambelli (FemiCz Vea) e Giancarlo Dondi (Fir).
Intanto il vice Dondi “bacchetta” (gioco di parole visto il nodo del contendere) Rovigo.
«Ricordo che l’88% del bilancio della federazione direttamente o come indotto deriva dall’attività internazionale – spiega Sacca – Dei fondi di tale bilancio beneficiano anche i club d’Eccellenza come Rovigo. Ad esempio con i soldi girati dalla Fir per le coppe europee (circa
400mila euro, ndr), cosa che in altre union affiliate all’Erc non avviene. Non ci può essere
quindi concorrenza fra federazione e club. C’è il perseguimento di un obiettivo comune. Consiste nell’alimentare le due franchigie di Pro12, che a loro volta alimentano la nazionale.
Non si può pensare che se c’è un atleta di interesse nazionale non debba salire di livello. È un bene di tutti che ciò avvenga».
Quello che chiede Rovigo, però, è che ciò avvenga con regole, tempi e modalità precise. Non attraverso pressioni. Regole invocate dallo stesso Benetton Treviso, che ha dimostrato di pensarla come i rossoblu. «Non sono d’accordo perchè le regole ci sono, anzi forse ce ne sono troppe – contesta Sacca – Non bisogna sempre e solo invocarle, ma essere concreti. E sono dispiaciuto che tale critica venga anche da Treviso, partner della Fir come
franchigia, col quale i rapporti sembravano normalizzati».