Sacconi e Bonanni, le barzellette viventi

Creato il 08 settembre 2011 da Albertocapece

Ma cosa ci sarà dentro quei Sacconi? L’eminente ministro racconta barzellette, forse per far dimenticare di essere egli stesso una battuta vivente. E lo fa con sublime gusto per giustificare lo scasso dell’ articolo di 18 e la libertà di licenziamento. Ha accanto Bonanni, il suggeritore e dice che non è così, che decideranno i sindacati se i licenziamenti ci saranno o meno. Basta dire di no e tutto ritorna come prima. Come se non si sapesse che il valore del lavoro è sotto ricatto.

La cosa è surreale. Al povero Sacconi, per spiegare la cosa salta in mente solo la storiella delle suore violentate dai briganti, tranne una. E quando viene interrogata sul motivo risponde: perché ho detto di no. Bonanni fa sì con la testa, forse perché come appartenente alla setta dei neocatecumeni, altra massoneria italiana, è un po’ come una suora.

Purtroppo però ai briganti non ha mai detto di no: né alla Marcegaglia, con la quale del resto si consulta più spesso che con il medico di famiglia, prendendo le ricette confindustriali per telefono né a Marchionne, né tanto meno al governo delle cui mire di divisione del sindacato è una colonna portante. Anzi, si è offerto toto corde all’amplesso. E si può stare sicuri che non combatterà certo contro i licenziamenti come ha fatto con i tre operai di Melfi.

No cari signori, non avete bisogno di ricordare incongrue barzellette: Sacconi ministro e Bonanni sindacalista sono già due barzellette. Di quelle vecchie e tristi che racconta Berlusconi.


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