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Sacconi il nostalgico dell'URSS

Creato il 27 dicembre 2010 da Demopazzia
Sacconi il nostalgico dell'URSS
Sacconi dovrebbe spiegarci quali lavori manuali andrebbero rivalutati. Gli artigiani stanno chiudendo perché seppelliti dall’offerta di prodotti a basso costo fabbricati in serie e all’estero. Le grandi fabbriche hanno robotizzato quello che potevano e hanno trasferito gli impianti che potevano all’estero. Le aziende agricole campano sugli aiuti comunitari, sull’impiego di macchinari e la gran parte di quello che mangiamo arriva da paesi del terzo mondo deforestati e depredati della loro terra. Rimangono i ristoranti, i bar e la prostituzione.
E’ una decina di anni che tutte le grandi città industriali e manifatturiere, europee e americane per affrontare questo processo stanno puntando tutto sulla cosiddetta economica della conoscenza. Ma in Italia le parole d’ordine sono rivalutare il lavoro manuale e con la cultura non si mangia.
Insomma non si riesce (o non si vuole) riconvertire l’economia di un paese in crisi e si scarica la colpa su i genitori che iscrivono i figli al liceo o sui professori che li incoraggiano a studiare anziché andare a lavare macchine alle stazioni di servizio all’età di 14 anni.
Nel mondo ideale del nostro Ministro del Lavoro le scuole e le università dovrebbero sfornare esattamente il tipo ed il numero dei lavoratori necessari all’economia del paese. Esisteva un sistema che funzionava cosi. Ogni 5 anni veniva elaborato un piano. Si stabiliva di cosa e di chi c’era bisogno e si organizzava tutto il sistema produttivo e educativo del paese in base a quel piano. Il piano si chiamava Quinquennale. Il paese si chiamava URSS.


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