Nonostante sappiamo che la nostra vita biologica dipende più che altro dall'attività del cervello, abbiamo mantenuto alcune espressioni prettamente orientali i quali credevano che la vita di una persona dipendesse dal cuore. Infatti, se riflettiamo, usiamo in modo differente queste due espressioni: "Ho in cuore di fare", "Ho in mente di fare". La prima sembra assumere un significato più profondo, implica il nostro sentimento, sembra indicare le recesse profondità del nostro essere, un qualcosa che ci coinvolge totalmente e che saremmo disposti a compiere numerosi sacrifici pur di farlo. In effetti parlare di mente sa quasi di freddezza, di qualcosa di altamente razionale che svuota l'esistenza di ciò che rende la vita bella. Certo, in quest'epoca, se da una parte idolatriamo la razionalità, assistiamo ad un forte degrado di essa. La gente non sembra affatto usare il cervello: si abbandona agl' impulsi che lo travolgono e lo conducono a compiere azioni disumane. Le emozioni influenzano il modo di battere del cuore: sebbene sia il cervello a lanciare e ricevere messaggi, è il cuore che ne subisce le conseguenze.
Ed ecco quindi che Gesù ci esorta ad imitarlo dicendoci: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime”. Dal Cuore di Dio sgorga la sorgente che alimenta e disseta la Chiesa. E il cuore di Dio è pieno d'amore, di quel fuoco con cui vorrebbe incendiare il mondo, di quella misericordia che spalanca le braccia a chi pecca e lo abbandona. Adoriamo il Cuore di Dio e innestiamoci in Lui per vivere e respirare del suo amore... Che il nostro cuore batta all'unisono con quello di Dio!