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La trama (con parole mie): il Grande Raccordo Anulare, tratto autostradale urbano di proporzioni titaniche, abbraccia Roma come gli anelli Saturno, e lungo il suo percorso si incrociano vite, disagio, situazioni al limite e storie da raccontare che rievocano i tempi del Cinema neorealista e di Pasolini, della ricerca della Realtà ben oltre le immagini e la fiction.Testimonianze divertenti e drammatiche, quotidiane e grottesche, che trasformano quest'arteria urbana in una sorta di gigantesco formicaio all'interno del quale si incrociano veicoli e vite che, di norma, finiscono per sparire agli occhi del mondo.
I grandi Festival di Cinema sono, da sempre, una delle migliori occasioni per gli appassionati di riuscire a concedersi visioni e scoperte che di norma finiscono per restare ai margini della grande distribuzione, e che a volte finiscono per rivelarsi delle vere e proprie sorprese miracolose.
A volte, però, gli stessi Festival, condizionati da giurie e giochi di potere, campanilismo o gusto personale, rischiano di lasciare l'audience sola con la sensazione di essere stata in qualche modo fregata, lasciando libere di impazzare delusione e scarsa empatia con le scelte e le assegnazioni dei premi.
In quest'ultima categoria rientra Sacro Gra, vincitore del Leone d'oro all'ultimo Festival di Venezia recuperato con grande curiosità ed aspettative dal Saloon, considerata la passione che il sottoscritto ha sempre coltivato rispetto ai documentari, e proprio nella settimana che ha sancito il ritorno alla ribalta del Cinema italiano grazie alla vittoria del Premio Oscar come Miglior film straniero de La grande bellezza: il lavoro di Gianfranco Rosi, infatti, per quanto ottimamente realizzato e strutturato secondo una sorta di reinterpretazione del microcosmo che vive attorno a quella che è una delle arterie urbane più importanti d'Italia - e forse non solo - come un formicaio, o una comunità di brulicanti larve dalla singolare storia ed individualità, ha finito per lasciarmi decisamente indifferente all'esperienza visiva, ricca di spunti molto "Cinema verità" e di acuti lirici da grande fotografo ma poco incisivo dal punto di vista emotivo, senza contare che l'impressione ricevuta è stata più quella della furbata d'autore buona per i palcoscenici, per l'appunto, delle grandi kermesse dedicate alla settima arte.
Certo, l'effetto di passaggi come quelli del raccordo sotto la neve, delle bare aperte e dei dimenticati agli angoli delle strade, o mangiafuoco ai semafori, ricorda molto la ricerca che rese grande, ad esempio, l'opera di Pasolini, ma dal punto di vista passionale e di esigenza di raccontare una vera storia, o un insieme di storie, e non presentare una collezione di vite con un approccio così freddo da far raggelare il sangue nelle vene anche ad un qualsiasi Haneke, finisce per essere davvero scarsino.
Come se non bastasse, gli anni di lavoro a contatto con il pubblico mi hanno portato ad avere esperienza di molteplici casi umani non troppo distanti da quelli mostrati in questa pellicola, tanto da non rimanere così stupito, sconvolto o colpito dalla grottesca tristezza o assurdità di personaggi di norma persi negli anfratti della realtà quotidiana "normale" - pur considerata quanta stranezza alberga, spesso e volentieri, anche tra le pieghe di esistenze all'apparenza ligie a tutte le regole -.
L'idea, dunque, di Rosi si rivela, di fatto, interessante sulla carta ma decisamente impersonale una volta portata sullo schermo, lontana dai ritratti che di Roma fecero De Sica, il già citato Pasolini o Fellini, si parli di fiction oppure no: considerato quanto è stato detto, costruito, vissuto e provato lungo quell'anello, da una parte e dall'altra dello stesso, in secoli di Storia di una delle città più importanti del mondo, forse sarebbe stato lecito aspettarsi decisamente di più.
Prima o poi, comunque, si tratti di uno scrittore venuto dal nulla, un abitante desideroso di mostrare quella che è la sua visione della sua città, un regista famoso o chissà chi altro, il Grande Raccordo Anulare riuscirà a raccontare di nuovo, e davvero, la sua poliedrica, straordinaria esistenza.
MrFord
"Grazie Roma che ci fai piangere abbracciati ancora
grazie Roma, grazie Roma che ci fai vivere e sentire ancora
una persona nuova.
Dimmi cos'è cos'è
quella stella grande grande in fondo al cielo
che brilla dentro di te e grida forte forte dal tuo cuore."
Antonello Venditti - "Grazie Roma" -
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