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Sacro GRA di Gianfranco Rosi, 2013

Creato il 27 settembre 2013 da Barbara2011
“Il mondo finisce sul Grande Raccordo Anulare” (Guzzanti) Sacro GRA di Gianfranco Rosi, 2013 GRA, nome in codice per Grande Raccordo Anulare è la più estesa autostrada urbana d’Italia. Rosi percorre questi 70 km lavorando e scoprendone il contenuto. Ma non solo esterni, qui si "violano" i domicili e le intimità di chi vive ai margini non solo metaforicamente ma concretamente. Attori che recitano la loro parte ogni giorno nella vita, ma che qui non sanno di recitare. Il primo a muovere i passi per studiare il "fenomeno" e il paesaggista Nicolò Bassetti, il documentarista ci ha poi confezionato questo film reale, accostamento che suona paradossale, ma non saprei come altro definire questo suo lavoro. Eccentrico, complicato, rumoroso, fastidioso. Personaggi ripresi mentre raccontano le loro storie: il nobile del Piemonte che vive con la giovane figlia che è sempre al pc, tenera la conversazione in cui lui si dichiara vecchio e vorrebbe quindi che la figlia trovasse un amore, con un aereo che sorvola su questo condominio come se vi dovesse atterrare. Un palmologo ogni giorno cerca di scovare le larve che si nutrono delle sue piante con un'insistenza ed una precisione ossessiva, da voyeur.Il cacciatore di anguille sul Tevere, indignato perchè i giornalisti scrivono corbellerie: “ma si informassero ‘sti ignoranti!”. Tributo alla Roma cinematografica: con degli attori (brutti) che posano e che forse per fare carriera sarebbero anche scesi a compromessi, perchè apparire è importante, sebbene non si sappia parlare senza azzeccare almeno una volta un congiuntivo. Ammaliata dalla prostituta che vive e mangia la mozzarella in un camper e che nei suoi momenti più alti di poesia canta la Nannini, dignitosa: "non siamo mai nude” Realtà o finzione? Non c'è distinzione, la potenza del film sta in questo connubio malefico, che mai potrebbe concretizzarsi come in questa pellicola: la realtà ha bisogno di essere finta e la finzione di basarsi sulla realtà per esistere. Pasoliniano. O vorebbe esserlo. Non esprimo giudizi, è un progetto ambizioso e rispettabile: autentico ed essenziale il messaggio. Sono perplessa sul premio a Venezia, azzardato, ma di sicuro il film convince anche se non conquista. Adatto al questo periodo autunnale perchè decadente come i personaggi di Gozzano. Ma, ormai, si sa, il cinema è ovunque. E in casi come questo anche quando non è eccezionale, sorprende e vince.

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