La cosa che piu’ non sopporto dell’Australia sono le regole sulla sicurezza. E credetemi, ne so qualcosa visto che lavoro nel settore. Da queste parti c’e’ una tendenza veramente irritante ad esagerare con la sicurezza. Ma non e’ quella efficace, quella che serve: no, come per il cibo, qua l’importante e’ abbondare. Riempirsi la bocca di sicurezza che fa figo, come fa figo far passare tutto per ecologico in Giappone, anche quando non lo e’. Io quella australiana la chiamo Oversafety, che alle volte come ogni cosa esagerata puo’ essere controproducente.
Perche’ capisco le cinture di sicurezza obbligatorie anche dietro, anche se sono un filo perplesso sul fatto di estendere l’obbligatorieta’ anche quando la macchina e’ parcheggiata. No, perche’ dovete sapere che qua c’e’ un poliziotto ogni due metri, e se per caso il suddetto poliziotto ti vede entrare in una macchina ed accendere il motore prima che tutti gli occupanti si siano messi la cintura, il suddetto poliziotto di solito fa scendere tutti, si cala i pantaloni e incula a turno ogni passeggero sul cofano della macchina.
Capisco e approvo i posti di blocco con gli etilometri a ogni strada. Qui servono, soprattutto nei weekend. E capisco anche gli autovelox fissi posizionati ogni due chilometri. Non approvo ma capisco anche i limiti di velocita’, i cento all’ora in autostrada, che secondo me andrebbero aumentati perche’ quando uno deve farsi 1000Km di strada dritta da Melbourne a Sydney a cento all’ora, capirete che il suo problema non e’ la velocita’ ma sono i colpi di sonno. Ma va bene cosi’, l’argomento e’ materia di disputa e capisco le ragioni di tutti.
Quello che veramente non capisco pero’ sono i cazzo di caschetti obbligatori per i ciclisti. Dico: dopo aver sfidato le dune del deserto, le onde del pacifico, il traffico indiano e i salaryman di Shinjuku, avro’ il santo diritto a 35 anni di montare in bici come quando ne avevo 10, e andare da A a B senza dovermi per forza infilare un casco?!
Perche’ se il principio e’ quello che lo stato deve proteggermi da tutti gli eventi catastrofici che potrebbero capitarmi, allora mettiamolo anche ai pedoni a questo punto, perche’ no? Uno puo’ sempre scivolare sul marciapiedi e battere la testa, o sbaglio? Ma a questo punto, lancio la provocazione: visto che gli infortuni avvengono soprattutto tra le mure domestiche, perche’ non rendere obbligatori caschetto, ginocchiere, guanti e paragomiti in casa?
Mi ribatterebbe il governo australiano: eh ma la polizia non puo’ certo andare casa per casa a controllare se uno indossa le protezioni, e poi sarebbe una violazione della privacy. Ma allora, caro governo: rendiamo il tutto non asportabile! Una piccola operazione in daily hospital e via, con un paio di punticini di sutura cuciamo le protezioni addosso ad ogni abitante! E soprattutto, prevediamo il caschetto anche per i surfisti. Non mi verrete mica a dire che andare in bicicletta e’ piu’ pericoloso che andare in surf?
Perche’, ricordiamolo. Safety first, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Col risultato che abitando a un paio di chilometri dalla spiaggia albino vorrebbe tanto comprarsi una bici in una citta’ che ha 300 giorni di sole l’anno, ma grazie al caschetto sta meditando di mandare tutto all’aria, perche’ a volte e’ proprio una questione di principio.