Un giorno, al termine della stagione delle grandi piogge , nel nostro consueto villaggio africano, al leone, superbo re della foresta, saltò in mente un’ idea balzana, che si premurò subito di comunicare alla sua amica iena.
E cioè, secondo lui, sarebbe stato il caso di eliminare , quanto prima, dal villaggio tutti gli animali ormai avanti negli anni e, sicuramente, malandati.
E la iena, che era una ruffiana cerimoniosa di mestiere coi potenti e molto interessata, approvò all’istante la proposta del suo re.
Il primo cui fu fatta l’ingiunzione di uccidere l’anziana madre fu lo sciacallo.
Il poverino scongiurò in tutti i modi il leone di non mettere in atto il nefando proposito ma non ci furono parole abbastanza convincenti anche perché fu proprio il leone, il primo, a dare il buon esempio.
Invitò lo sciacallo a pranzo e lo fece banchettare con le carni di sua madre, l’anzianissima leonessa.
E poi, ovviamente, pretese il contraccambio di lì a pochi giorni.
Lo sciacallo, però, non si diede per vinto e si consultò in fretta con l’anziana madre per mettere in piedi un possibile piano di salvezza.
Un piano che andasse bene anche per tutti gli altri animali anziani e, quindi, in pericolo di vita.
Ci sono nascondigli segreti nella zona- gli disse la madre- e tutti gli animali, probabili vittime, devono assolutamente nascondersi lì fino a nuovo ordine.
E pertanto lo rassicurò.
E,infatti, così fecero tutti.
Il leone fu effettivamente invitato dallo sciacallo a banchettare, come promesso.
E gli furono propinate carni di ippopotamo putrefatto e puzzola al posto di quelle che sarebbero dovute essere della mamma dello sciacallo. E il leone, soddisfatto, nonostante fossero disgustose, fece finta di niente e si accomiatò contento d’essere stato obbedito.
Quella che ebbe l’idea più brillante di tutte fu, tuttavia, una lepre vanitosetta ma astuta.
Ella, compresa la gravità della situazione, una mattina, si agghindò di tutto punto con un abito elegantissimo e, poi, con accessori da fare invidia anche a un cieco, e si recò a passeggio al mercato con lo scopo di farsi notare.
E lì incontrò niente di meno che la moglie del nostro leone, che pose mille domande, stupita com’ era dell’eleganza e ricercatezza della lepre.
E la lepre le risponse, chiaro e tondo, che solo suo marito, il leone , avrebbe potuto accontentarla in merito.Con qualche sacrificio, naturalmente.
Di ritorno a casa, allora, la leonessa minacciò il leone di abbandonarlo se non si fosse sacrificato abbastanza per lei e le avesse procurato subito abiti e gioielli sfarzosi come quelli della lepre.
Il leone, che in fondo, è un minchione, si recò immantinente dal fabbro del villaggio per privarsi dei suoi denti e delle sue unghie.
Se li avesse venduti a buon prezzo, e con il ricavato comprato abiti e gioielli, non avrebbe corso il rischio di perdere la sua amata compagna.
Purtroppo non fu proprio così in quanto nessuno , a cose fatte, volle saperne di acquistare nulla dal leone.
E il tutto avvenne proprio come aveva architettato l’astuta lepre.
Insomma il nostro leone si ritrovò ugualmente senza la sua leonessa, che lo abbandonò,sdegnata e insoddisfatta.
Gli anziani animali, invece, furono tutti salvi.
E poterono finalmente uscire dai rispettivi nascondigli senza timore alcuno.
Il leone, senza artigli e senza denti, era ormai un essere disarmato e innocuo, che non faceva più paura a nessuno.
Inoltre il consiglio dell’anziana madre dello sciacallo e la “furbata” della lepre avevano sortito il loro benefico effetto.
E questo era quello che contava.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)