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Saggezza Digitale e Demenza Digitale, due saggi a confronto

Creato il 10 dicembre 2013 da Annare

COP_La-mente-aumentata_590-0454-7.indd9788863805918_demenza_digitaleStrano il destino, anche quello che incide sulle scelte letterarie, che a volte non sono delle vere e proprie scelte del lettore ma semplicemente capitano, e tu, lettore, senza troppe domande, le affronti perché ti pare cosa giusta e buona.

Strano il destino, scrivevo, perché nella stessa settimana mi sono arrivati due libri, due saggi, talmente agli antipodi da suscitare la mia intensa curiosità; non che i libri mi travolgano sempre in modo così casuale, sia chiaro, ma poiché per lavoro, quello vero, mi occupo di Comunicazione Digitale, appare evidente l’interesse: Demenza Digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi, di Manfred Spitzer, Corbaccio, è arrivato sulla mia scrivania in contemporanea a La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale, di Marc Prensky, Ed. Erickson. Due libri recenti, assolutamente attuali, eppure talmente diversi da risultare una sfida davvero interessante.

Da un lato Marc Prensky, per chi non lo sapesse “l’inventore” del termine “nativi digitali” (anche se in questo saggio lo ritiene oramai un termine datato non più utilizzabile), ha un approccio decisamente positivo all’argomento nuovi media digitali (tutti), tanto da ritenerli diretti responsabili della conseguente saggezza digitale e potenziamento della mente umana; dall’altro Manfred Spitzer non solo demolisce ogni convinzione duramente conquistata ma ritiene tutte le nuove tecnologie una sorta di grande male, soprattutto se usate prima dei cinque anni.

A questo punto devo trovare una posizione e ritengo che cercare una mediazione tra i due potrebbe risultare un pensiero condivisibile: in entrambi i saggi spicca una costante, non è colpa o merito delle nuove tecnologie, dipende da come le usiamo. Se utilizziamo la televisione come baby sitter o ci affidiamo troppo alla memoria digitale sono innegabili gli aspetti negativi conseguenti. Alcuni strumenti possono risultare molto vantaggiosi per l’apprendimento del bambino, ma sono talmente tante le variabili che non potrei mai definirli l’unico strumento. Solo un mezzo tra i tanti. Saper scegliere il mezzo per ottenere il miglior risultato è,  a mio avviso, la vera sfida.

Decisamente interessante l’approccio scientifico voluto da Spitzer, moltissime le ricerche riportate e analizzate, alcune però a mio giudizio non convincono al 100% perché troppo circoscritte, di contro l’assenza di una ricerca scientifica che avvalli le teorie di Prensky può rendere la lettura a tratti troppo fantasiosa.

Personalmente suggerisco la lettura di entrambi i saggi a chi desidera approfondire l’argomento digitale in tutte le sue sfumature, e il massimo del divertimento è leggerli contemporaneamente: talmente diversi da riuscire ad arricchire il lettore e stimolare il suo pensiero, soprattutto se, come me, cerca un equilibrio nella disputa.


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