- Anno: 2004
- Durata: 88'
- Distribuzione: CG Entertainment
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: Italia
- Regia: Francesco Munzi
Francesco Munzi, il regista di Anime nere, film premiato con 9 David di Donatello e tre nastri d’argento (potete leggere qui la recensione), esordiva nel 2004 con Saimir, anch’esso insignito del David di Donatello per il miglior regista esordiente, un’opera dal tono quasi documentaristico, con cui il cineasta romano indagava una realtà difficile e spesso sfuggente, articolando un delicato rapporto padre-figlio, attraverso cui tentare di trovare risposte in merito a un certo destino rispetto al quale alcune vite, collocate in una determinata situazione socio-politica, sembrano fatalmente esposte.
Saimir, interpretato dall’attore non professionista Mishel Manoku, è un ragazzo albanese di sedici anni che da tempo vive nei pressi del litorale romano con il padre Edmond (l’ottimo Xhevdet Ferri), con il quale si dedica al trasporto degli immigrati clandestini che, una volta giunti a destinazione, vengono immediatamente inviati a qualche piccolo o medio imprenditore, che, lo si immagina, li sfrutterà, avvalendosi del bassissimo costo delle loro prestazioni lavorative; d’altronde queste sono masse di disperati che accetterebbero qualsiasi condizione gli venga offerta pur di scampare alla miseria dei paesi da cui provengono: un commercio di essere umani, dunque, che Edmond svolge con impassibilità, coinvolgendo il figlio, che comanda a bacchetta. Eppure Saimir vuole di più, non solo un miglior tenore di vita, a cui comunque aspira, ma integrarsi veramente in un paese, il nostro, che esercita una pesante discriminazione nei confronti di coloro che provengono dall’Europa dell’est. In particolare l’Albania generò un nutrito flusso migratorio verso l’Italia, dando vita a dei fenomeni di microcriminalità diffusa, per cui nel nostro immaginario chi proveniva da quel luogo era già da subito bollato come soggetto fuorilegge. Saimir, dunque, tenta di uscire dall’isolamento attraverso una tenera relazione con una ragazza italiana, che però, venuta a conoscenza delle sue piccole attività illecite, si allontana immediatamente, generando in lui una forte frustrazione (a tal proposito assai riuscita è la sequenza in cui Saimir entra nell’aula durante lo svolgimento delle lezioni chiedendo disperatamente a Michela le ragioni del suo abbandono).
Ma ciò che davvero inquieta Saimir è il rapporto con il padre, che lo schiaccia, senza permettergli di maturare una propria personalità. L’occasione dello strappo sarà fornita da uno degli ennesimi trasporti organizzati da Edmond, in cui però di mezzo c’è una giovane ragazza rumena che, ingannata, verrà presto avviata alla prostituzione. Non sveliamo il finale, che rocambolescamente spariglia le carte in tavola, prefigurando un incerto futuro, in cui, comunque, è stata interrotta una modalità di vita che per il giovane ragazzo era divenuta insostenibile.
Munzi realizza un’opera che a tratti ricorda il cinema minimalista e duro dei fratelli Dardenne, ma sa fornire un taglio personale alla storia rappresentata, attraverso un’autorialità che, fin dall’esordio, s’intravede chiaramente. Un film spigoloso, che convoca lo spettatore a immedesimarsi, proprio per valutare quanto le circostanze incidano sui comportamenti delle persone, sospendendo dunque un giudizio troppo spesso assai repentinamente espresso, senza considerare tutti i fattori operanti nelle specifiche situazioni.
Ottimo film, dunque, che necessita un’attenta visione.
Pubblicato da Mustang e distribuito da CG Entertainment, Saimir è disponibile in dvd, corredato da contenuti speciali, quali il Dietro le quinte, interviste al regista e agli attori, trailer e provini. Da recuperare.
Luca Biscontini