Lì convergevano, come fosse un cuore umano, le grandi vie di comunicazione fluviali quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti centrali. E questo perchè é era proprio lì che il Missouri va incontro al grande Mississipi. Nella seconda metà del 1700 Léclede, un commerciante di pellicce francese, aveva capito che quello era il punto strategico più favorevole e che da lì si sarebbero potute spedire le merci in tutte le direzioni del Grande Paese. Certo, oggi che la maggior parte dei trasporti via terra si fa con i tir e i treni, è difficile immaginare l’importanza della navigazione fluviale, che si perde nella notte dei tempi. Ma già in Europa, tanti secoli prima, aveva avuto la sua grande realizzazione nel sistema fluviale Reno Rodano Ticino, la cui sorgenti, situate a poca disatanza l’una dall’altra, avevano consentito l’interscambio delle merci in tutta l’ Euoropa, prima ancora che arrivassero i Romani a fare le strade.
All’inizio Saint Louis, nonostante lo spirito commerciale che animava i suoi fondatori, era una città raffinata, dalle eleganti costruzioni per la borghesia emergente e tale restò fino a quando, all’inizio dell’800, con un atto di vera e propria compravendita, -” il Louisiana Purchase”- fra lo scandalo di tutti i penpensanti, la Louisiana passò dai francesi agli Stati Uniti d’America. Allora lo sviluppo in pochi anni divenne frenetico e la città ne uscì trasformata. Grande stoccaggio delle merci, sedi delle compagnie commerciali… e poi banche, le assicurazioni e infine le industrie, un crogiolo insomma di quello che era il convulso, agitato sogno della ricerca della felicità. Saint Louis ne fu veramente un simbolo, un crocevia per tutti gli avventurieri in cerca di fortuna, ma anche un passaggio obbligato per le spedizioni scientifiche come quella di Lewis e Clark nell’Oregon e di Pike verso Santa Fé.
Poi dalla seconda meta dell’800, le grandi migrazione dell’Europa e la città divenne la nuova patria soprattutto dei Tedeschi e degli Italiani. I primi hanno caratterizzato Saint Louis con una grande birra, la Budweiser che oggi è una prestigiosa multinazionale, ma non hanno mai dimenticato il loro luogo di origine, tanto che, negli anni 7o, l’originaria fabbrica di Saint louis è entrata a far parte del Patrimonio Storico Nazionale. I secondi, gli Italiani, si sono invece imposti nel campo della cucina, portando due distinte tradizioni, quella del Nord Italia e quella del Meridione. Erano così diversi in tutto questi i immigrati italiani che a lungo ebbero due diverse chiese.
Che dire dell’inizio del ’900? La città era al top della notorietà e del prestigio quando fu scelta come sede della Grande Fiera dove si svolsero i festeggiamenti per il centenario del “Louisiana Purchase” nel 1903 e i “Giochi olimpici del 1904, ma poi non resse molto e verso la metà degli anni ’50 conobbe un cambiamento così profondo che fece pensare alla sua autodistruzione. Fu un fenomeno di dilatazione e di rarefazione in cui le attività produttive, i servizi e la popolazione cominciarono a distribuirsi nei dintorni, mentre nel centro abbandonato cresceva l’erba, il silenzio e cominciava la lenta erosione degli edifici. Sembrava qualcosa di irresistibile,di senza scampo, finchè con un colpo d’ala la città rinacque a nuova vita. Il miracolo si può chiamare Jefferson National Expansion Memorial . E’ vero che per costruire questo, che doveva essere il luogo delle memorie, furono rasi al suolo una quarantina di i edidfici storici fra cui la casa che ospitava una ditta di pellicce del 1818. Però quando il Gatevay Arch di Eero Saarinen nel 1962 vide finalmente la luce, la città acquistò un simbolo, ma soprattutto riacquistò consapevolezza di se stessa e cominciò a rivitalizzare il suo centro, a salvare quello che restava del suo ancora ricco patrimonio storico. Molto è stato fatto, ma tantissimo resta da fare prima che alcuni storici e interessantissimi edifici fine ’800, inizi ’900 cadano a pezzi, come il Murphy Building o il Majestic Theatre.Ma c’è un settore della città che non ha mai conosciuto crisi ma anzi ha prosperato, si è ingrandito e ha dato vita a nuove situazioni. Stiamo parlando di ”The Hill” la zona a sud ovest della città, dove alla fine dell’8oo si stabilirono gli immigrati italiani per andare a lavorare nelle cave di argilla. Da lì non se ne sono più voluti andare e da recenti statistiche si calcola che oggi sono i 2/3 degli abitantii. Solo che col tempo hanno cambiato mestiere e hanno trasformaro The Hill in una vera e propria industria del cibo.
Lì e tutto un susseguirsi di ristoranti, panetterie, di cui nomi famosi sono, fra gli altri Amighetti di Bakery, il negozio di alimentari di Viviano & Sons e la drogheria Di Gregorio che vende un particolarissimo tipo di formaggio ” Il Provel”:
Poi per non perdere le vecchie buone abitudini del paese, è emigrato anche il “Gioco delle bocce” che a “The Hill” ha due campi riservati.
A The Hill, fra i vari piatti della cucina italiana, ne preparano uno a cui è difficile sottrarsi. In realtà ormai, quello di cui stiamo parlando è solo un piatto di ispirazione italiana perché il contatto con l’America, terra di continue
innovazioni, ha spinto proprio gli Italo -Americani a fare qualcosa di nuovo e di diverso, in un gioco di concorrenze e di fantasie che, dal 1964, è riuscito a creare nuovi stili e nuovi sapori alla tradizionale “Pizza Napoletana” :Le punte dell’innovazione? La prima é la pasta senza lievito, (anche se qualcuno si impunta a mettercelo, ma si tratta di una devianza) che si presenta come una sottile crosta della consistenza di un cracker, in netta contrapposizione non solo alla “Chicago deep dish pizza”che ha un alto strato di morbida pasta, ma anche alla “New York Pizza” che, pur avendo una base sottile, utilizza comunque il lievito. Il formaggio Provel è la seconda caratteristica della pizza, un marchio registrato che si basa su un’ardita combinazione di Cheddar, Provolone e Groviera Svizzera. Volendo, nelle pizze casalinghe, si può ottenere il sostituto del Provel anche mischiando i tre formaggi base. Come conseguenza il Provel ha quella di consentire tagli netti e “morsi puliti”, al contrario delle pizze realizzate con la mozzarella, che si lasciano sempre dietro lo strascico filante. La terza caratteristica della pizza è la sua presentazione, attraverso un taglio realizzato a quadrati, in sostituzione ai tradizionali spicchi con cui la pizza viene presentata in America.
SAINT LOUIS STYLE PIZZA
INGREDIENTI ( Per 2 pizze): 250 grammi di salsa di pomodoro, 3 cucchiai di concentrato di pomodoro, 2 cucchiai di basilico fresco tritato, 2 cucchiaini di origano essiccato, 3 tazze di formaggio Provel, 3 gocce di salsa Liquid Smoke, 2 tazze di farina, 2 cucchiai di amido di mais, 2 cucchiaini di zucchero, 1 cucchiaino di sale, 1/2 tazza d’acqua più 2 cucchiai,2 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 400 grammi di peperoni tagliati a listarelle. (una tazza corrisponde a circa 200 grammi di alimento solido o 2 decilitri di acqua)
PREPARAZIONE: unire la salsa di pomodoro, il concentrato di pomodoro, il basilico, lo zucchero e l’origano in una ciotola e mettere da parte. Mettere il formaggio in una ciotola unitamente alla salsa liquide fume e mettere da parte.
In una ciotola grande unire la farina, l’amido di mais, l’acqua e il sale. Mescolare gli ingredienti fino a che siano ben amalgamati. Poi lavorare l’impasto su una superficie infarinata fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Scaldare il forno a 250°C. Dividere la pasta in due parti uguali e lavorarne un pezzo per volta premendola sino a dargli una forma rotonda di circa 30 centimetri di diametro e porre la pizza nella teglia. Ricoprire la pizza con metà della salsa, metà dei peperoni già passati per 2 minuti al microonde e metà del formaggio. Cuocere per circa 10 – 12 minuti finchè la superfice diventi dorata. Ripetere lo stesso procedimento per preparare la seconda pizza.