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Saints Row: Gat Out Of Hell – Benvenuti all’Inferno

Da Videogiochi @ZGiochi
di Jacopo "ED64" Retrosi

Pensavate che dopo Saints Row IV ed Enter The Dominatrix il brand di Volition non potesse diventare ancora più folle e irriverente? Beh, vi sbagliavate di grosso, ed ecco che dopo aver salvato la razza umana dall’estinzione, conquistato la galassia, ripristinato il Natale e scandagliato i recessi più reconditi del nonsense videoludico, per i Saints è giunto il momento di andarne a dire quattro a Satana in persona. A voler essere precisi è lui a farci visita, rapendo il presidente degli Stati Uniti d’America per costringerlo a sposare sua figlia, in quanto principale fonte di caos, morte e distruzione nell’intero universo, ma questo non fermerà il suo braccio destro Gat dallo scendere direttamente agli inferi per tirarlo fuori dai guai, e magari far saltare in aria qualcosa durante il viaggio. Rilasciato come espansione stand-alone su PC, PS3 e 360, e incluso nella Re-Elected Edition per PS4 e One, Saints Row: Gat Out Of Hell mira ad espandere l’esperienza offerta dal quarto capitolo, proponendo una formula di gioco analoga al suo progenitore, ma con un approccio leggermente differente, nuove meccaniche, armi e location, in maniera non troppo dissimile da titoli come Far Cry 3: Blood Dragon. Una metropoli decadente circondata da un mare di lava, demoni, dannati e chioschi di tacos in ogni dove, poltrone reclinabili attrezzate per la fine del mondo, personaggi storici a caso, musical, citazioni, demenza, esplosioni e tanto altro ancora: se l’ultima avventura dei Saints vi ha conquistato e ne desiderate ancora, siete nel posto giusto.

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ESSERE O NON ESSERE, QUESTO è… UN C***O DI LASER!

L’immediatezza è uno dei primi meriti di Gat Out Of Hell che balzano all’occhio: il titolo non ha la presunzione di imporsi come un qualcosa di nuovo o innovativo rispetto a Saints Row IV, anzi, parte con il presupposto che i giocatori sappiano benissimo a cosa vanno incontro, e soprattutto cosa aspettarsi dalla produzione Volition, pertanto abbiamo apprezzato che a seguito dello spassoso filmato introduttivo si è lasciati sin da subito in totale libertà di fare quello che si vuole per le strade di New Hades; nessuna presentazione di sorta, né verbosi tutorial, salvo per ovvie ragioni le missioni che illustrano le varie abilità del protagonista, comunque brevi e ben orchestrate. Il nostro obiettivo in fin dei conti è quello di attirare l’attenzione del diavolo facendo casino direttamente a casa sua, e come lo stesso gioco tende a farci notare… Tutto fa brodo, e le pratiche dei tempi di Steelport, riadattate per l’occasione, si rivelano più che adatte allo scopo: seminare distruzione, conquistare presidi e fabbriche di estrazione, gettarsi contro le auto in corsa per ridurre la pena dei dannati in stile truffa assicurativa, requisire mezzi blindati, investire i pedoni con l’ambulanza del dolore, pestare ondate di liceali e forze dell’ordine con una mazza da cricket chiodata, il solito insomma, più alcune attività legate ai nuovi superpoteri, simili nel concept a quelli dello scorso capitolo (come dire di no alla pedata atomica? NdR), e alla nostra introduzione preferita: le Ali Infernali.

In Sainst Row IV eravamo in grado di spiccare balzi chilometrici e planare allegramente in giro per la mappa a mo di Prototype, ma grazie a queste maestose escrescenze piumate potremo davvero librarci in aria, a patto di avere stamina a sufficienza e di non colare a picco finendo in stallo. Le dinamiche di volo inizialmente sono limitate, ma non appena si cominciano a sbloccare upgrade diviene estremamente naturale e parecchio divertente, tanto che durante la nostra prova raramente abbiamo visto il suolo diversamente da un trampolino di lancio (esclusi i massacri s’intende). Libero dalla “linearità” tipica dei free roaming, il level design di Gat Out Of Hell può quindi svilupparsi anche in verticale: in termini di estensione New Hades è decisamente più circoscritta rispetto a Steelport, da cui ricicla tra l’altro numerosi asset, ma qui e lì troviamo piani di gioco altrimenti inaccessibili se non dal cielo, come isole fluttuanti, caverne sotterranee, gole, balconi sopraelevati, strette feritoie tra i palazzi, pertugi scavati all’interno di statue e fossili giganti, piccole chicche che stuzzicano il giocatore a cercare nuove rotte da seguire, agevolato dalla puntualità dei controlli, elementari per un “simulatore di volo” ma funzionali al contesto, rendendo sia l’azione che le fasi logistiche piuttosto variegate e piacevoli da affrontare. Ma non pensiate che Volition abbia trascurato l’arsenale, fiore all’occhiello della serie (per i motivi sbagliati): non avremo più le nostre adorate Mazza Tentacolo e ‘Murica Gun, tuttavia il vuoto lasciato viene colmato con perle come l’Apoltronalisse, il Gracidatore, l’Esodo 10 e l’Ultima Cena, un nome, un programma, e le loro proprietà sono a dir poco esilaranti.

Quanto alla storia, preferiamo rivelarvi il meno possibile a proposito dei personaggi che incontreremo e degli eventi principali, vuoi a causa della longevità contenuta, che limita l’evolversi della vicenda a una manciata di episodi chiave, vuoi dal rilascio di trailer che già da soli spoilerano una bella fetta di scene clou. Ad ogni modo, nonostante dispiaccia non poter impersonare in alcun modo il presidente nel corso del gioco, la sua assenza dai riflettori non si avverte particolarmente, merito del carisma di Johnny Gat e della sua ignorante sete di violenza; i dialoghi non sono moltissimi, ancor meno quelli che ricorderemo negli anni a venire, ma grazie allo stile del protagonista e di comprimari abbastanza convincenti, Gat Out Of Hell riesce sempre a strappare un sorriso. Tra i punti che però avremmo gradito approfondire maggiormente c’è la tematica del musical, abbandonata dopo appena una cutscene (Gat non voleva… ), non tanto per la recitazione in sé (ottima per la cronaca), quanto per il rincaro di nonsense che riesce involontariamente ad apportare; cioè, siamo all’inferno, stiamo demolendo qualunque creatura, veicolo e legge fisica esistente, e questi si mettono di punto in bianco a cantare? Bis! Per il resto, a dispetto di voci online che lamentano una durata complessiva esigua, abbiamo impiegato circa 7 ore per completare tutte le missioni disponibili e raccogliere gran parte dei collezionabili, ma giocando rigorosamente in co-op, e anche così ci è sfuggito qualcosa, senza contare gli achievement, e ben 5 finali (se si possono definire tali), pertanto preventivate un buon 10-12 ore, niente male per un’espansione.

Sul profilo tecnico invece, Gat Out Of Hell utilizza lo stesso motore grafico di Saints Row IV, esibendo gli stessi, identici tratti, quindi modelli poligonali piuttosto grezzi, animazioni legnose e talvolta sfalsate, e un leggero pop-up delle texture, a loro volta poco definite, una presentazione vecchia di almeno un paio d’anni insomma, non fosse per la cura certosina rivolta agli effetti speciali, esplosioni soprattutto, che permettono di annegare ogni dissapore in un flusso costante di particelle, lapilli, sangue e amenità mistiche assortite, incorniciate da un frame rate solidissimo, almeno sulla versione PC da noi provata. Altro da aggiungere? Sì: il netcode è instabile e si bugga facilmente, a discapito della sincronizzazione dei due profili giocanti, e Gat spacca… O si sapeva già?

Saints Row: Gat Out Of Hell – Benvenuti all’Inferno


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