Da quando è giunta notizia della condanna a morte per lapidazione da parte di un tribunale di Teheran di Sakineh per adulterio, il mondo intero si è mobilitato per spingere il governo iraniano a impedire l'esecuzione e nello stesso tempo a modificare l' anacronistica legislazione giudiziaria con l'introduzione nell'ordinamento di quel Paese di norme che tutelino e salvaguardino la dignità della persona umana e la difesa della vita, in linea con la maggior parte delle Nazioni civili. In Italia politici e intellettuali, giornalisti e protagonisti della cultura, hanno lanciato una campagna a difesa di Sakineh dopo l'intervento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale ha sottolineato in maniera energica che non è tollerabile da parte della Società civile un comportamento così mostruoso nei confronti di un essere umano, pur colpevole (?), senza un processo libero e democratico. " L'Italia - ha detto il Presidente - è impegnata in modo molto netto (e non solo con posizioni di principio) perché ritiene la condanna a morte della donna iraniana un atto altamente lesivo dei principi di libertà e difesa della vita". Alla mobilitazione di massa ha aderito anche il settore degli autori, musicisti, compositori, editori, direttori d'orchestra e cantanti, scrittori, attori cinematografici e teatrali, rappresentati dalla SIAE che ha lanciato un appello con la seguente dichiarazione:"La SIAE si unisce agli appelli in difesa di Sakineh, affinchè la sua salvezza stia a significare non solo il fondamentale rispetto della vita umana, ma tenga viva la concreta speranza che il dialogo tra molteplici culture possa prosperare e diffondersi anche grazie ad un atto di clemenza e di umana giustizia". A seguito di tale mobilitazione mondiale, pare che la condanna per lapidazione sia stata sospesa, ma confermata, secondo agenzie giornalistiche, per impiccagione, per cui è necessario continuare a far sentire la nostra voce per salvare la vita di questa giovane donna iraniana, affinché la sua salvezza segni l'inizio di una nuova era per il popolo iraniano; un popolo che stenta ad aprirsi al mondo civile in quanto governato da leggi anacronistiche e ordinamenti ormai superati dal tempo e da tradizioni arcaiche non più compatibili con la cultura e civiltà del III° Millennio. Condividendo in pieno la campagna in difesa della vita di Sakineh in particolare e in difesa della vita nella sua più ampia accezione, con questo mio articolo, voglio aggiungere alle tante voci anche la mia, flebile e modesta, per significare come in un mondo globalizzato anche "un granello di sabbia" sia importante se inserito in un contesto di valori che costituiscono "l'insieme" di una società protesa verso un futuro di pace, serenità, progresso e benessere sociale.
Magazine Pari Opportunità
Da quando è giunta notizia della condanna a morte per lapidazione da parte di un tribunale di Teheran di Sakineh per adulterio, il mondo intero si è mobilitato per spingere il governo iraniano a impedire l'esecuzione e nello stesso tempo a modificare l' anacronistica legislazione giudiziaria con l'introduzione nell'ordinamento di quel Paese di norme che tutelino e salvaguardino la dignità della persona umana e la difesa della vita, in linea con la maggior parte delle Nazioni civili. In Italia politici e intellettuali, giornalisti e protagonisti della cultura, hanno lanciato una campagna a difesa di Sakineh dopo l'intervento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale ha sottolineato in maniera energica che non è tollerabile da parte della Società civile un comportamento così mostruoso nei confronti di un essere umano, pur colpevole (?), senza un processo libero e democratico. " L'Italia - ha detto il Presidente - è impegnata in modo molto netto (e non solo con posizioni di principio) perché ritiene la condanna a morte della donna iraniana un atto altamente lesivo dei principi di libertà e difesa della vita". Alla mobilitazione di massa ha aderito anche il settore degli autori, musicisti, compositori, editori, direttori d'orchestra e cantanti, scrittori, attori cinematografici e teatrali, rappresentati dalla SIAE che ha lanciato un appello con la seguente dichiarazione:"La SIAE si unisce agli appelli in difesa di Sakineh, affinchè la sua salvezza stia a significare non solo il fondamentale rispetto della vita umana, ma tenga viva la concreta speranza che il dialogo tra molteplici culture possa prosperare e diffondersi anche grazie ad un atto di clemenza e di umana giustizia". A seguito di tale mobilitazione mondiale, pare che la condanna per lapidazione sia stata sospesa, ma confermata, secondo agenzie giornalistiche, per impiccagione, per cui è necessario continuare a far sentire la nostra voce per salvare la vita di questa giovane donna iraniana, affinché la sua salvezza segni l'inizio di una nuova era per il popolo iraniano; un popolo che stenta ad aprirsi al mondo civile in quanto governato da leggi anacronistiche e ordinamenti ormai superati dal tempo e da tradizioni arcaiche non più compatibili con la cultura e civiltà del III° Millennio. Condividendo in pieno la campagna in difesa della vita di Sakineh in particolare e in difesa della vita nella sua più ampia accezione, con questo mio articolo, voglio aggiungere alle tante voci anche la mia, flebile e modesta, per significare come in un mondo globalizzato anche "un granello di sabbia" sia importante se inserito in un contesto di valori che costituiscono "l'insieme" di una società protesa verso un futuro di pace, serenità, progresso e benessere sociale.
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