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Saladin Ahmed: Throne of the Crescent Moon

Creato il 03 luglio 2013 da Martinaframmartino
Saladin Ahmed: Throne of the Crescent Moon

Saladin Ahmed, Throne of the Crescent Moon

Mi sono resa conto di essere diventata quasi monotematica. La maggior parte degli articoli che scrivo qui – o anche su FantasyMagazine se è per questo – riguardano George R.R. Martin. Ogni tanto però mi stacco per scrivere di altro. L’ultima volta che l’ho fatto, su FantasyMagazine, era per una notizia relativa ai Premi Locus: http://www.fantasymagazine.it/notizie/19374/premio-locus-2013-i-vincitori/.

Prima o poi dovrò degnarmi di leggere qualcosa di John Scalzi, è troppo apprezzato perché io possa continuare a ignorarlo. Non che debba, ma se in tanti lo apprezzano magari piace pure a me. Ha battuto, fra gli altri, Lois McMasters Bujold, e questo mi ricorda che devo andare avanti con la Saga dei Vor, della quale per ora ho letto ben poco ma apprezzando molto quel poco che ho letto. Il libro di Charles Stross non mi attira, per ora conto d’ignorarlo. In passato ha pubblicato un paio di libri suoi Armenia, ora fuori catalogo, e tre Delos Books. Forse, prima o poi, quando non avrò la mia ormai cronica coda di lettura… il che somiglia pericolosamente a un mai. Di China Miéville ho abbandonato l’unico libro che ho provato a leggere, Perdido Street Station, e di Catherynne M. Valente ho letto l’unico tradotto in italiano (il titolo è lunghissimo, al punto da farmi passare la voglia di scriverlo), ma è troppo alla Alice nel paese delle meraviglie per piacermi. Io ho bisogno di mondi più definiti, ed è il problema che ho avuto anche con Miéville. Non me ne importa nulla di essere sorpresa a ogni pagina con le trovate di un mondo fantastico, con una geografia, una flora e una fauna che possono cambiare o rivelare aspetti insospettabili a ogni pagina. Anche Abarat di Clive Barker mi aveva irritata per questo. No, il mondo deve essere solido e immutabile. Chi lo abita lo deve percepire come immutabile e concreto, non come qualcosa di fluido. Poi ci possono essere cose sconosciute, può saltar fuori qualcuno capace di fare magie insospettabili come Melisandre, ma la sua figura, le sue azioni, non cambiano la percezione del mondo di Davos Seaworth. Davos scopre che ci sono cose della cui esistenza non sospettava nulla, ma al di là di un allargamento di prospettive il suo mondo rimane legato ai suoi principi, ai suoi doveri, ai suoi affetti e alla sua capacità di navigare.

Prima durante dopo la caduta di Nancy Kress è un testo che leggerò appena verrà tradotto. Ho letto altri tre romanzi brevi suoi e un quarto lo comprerò a breve, l’autrice mi piace molto.

Tra gli artisti ha vinto Michael Wheelan, e se volete capire perché ha vinto non dovete far altro che andare a vedere il suo sito: http://www.michaelwhelan.com/. Sue, fra l’altro, sono la copertina di La via dei re di Brandon Sanderson e dell’edizione americana di A Memory of Light dello stesso Sanderson e del mai troppo compianto Robert Jordan. E poi c’è Throne of the Crescent Moon di Saladin Ahmed. Ahmed è un esordiente nella narrativa lunga, ma aveva già scritto diversi racconti e alcune poesie. Con il suo primo romanzo è stato capace di portarsi via un Locus per l’opera prima, e va bene, ma è stato anche in finale al Nebula per il miglior romanzo fantasy e – unico fantasy presente – è in finale pure al premio Hugo. Certo, per l’Hugo ha avuto uno sponsor notevole visto che George R.R. Martin sul suo blog ha segnalato Throne of the Crescent Moon come uno dei migliori romanzi dell’anno.

La prima volta che ho sentito parlare di Ahmed è stato grazie al mio blogger preferito, Pat. Va bene, il suo è l’unico blog che seguo a parte quello di un certo Martin e di una manciata curati da case editrici, e il blog di Martin è forzatamente monotematico. Pat – Patrick St.Dennis – è bravo e attento. Il suo maggior difetto è che non apprezza Sanderson ma ama Martin, Jordan e pure Guy Gavriel Kay. Nessuno è perfetto, ma quel che scrive lui è quasi sempre molto interessante, vedere per credere: http://fantasyhotlist.blogspot.it/.

Bene, parecchio tempo fa Pat aveva linkato un interessante articolo di Saladin Ahmed dedicato ai mondi fantastici: http://www.npr.org/2013/01/06/168631403/at-home-in-fantasys-nerd-built-worlds. A quanto pare, per quanto lo voglia, non riesco a usare l’articolo di Ahmed per un articolo mio. I mondi fantastici sono l’argomento del quinto numero di Effemme, pubblicato nella primavera del 2012. Non solo At Home in Fantasy’s Nerd-Built Worlds è arrivato troppo tardi per entrare nella rivista – gli articoli sono sempre pronti almeno un mese prima dell’effettiva pubblicazione del giornale, ma ne ho già ultimato uno che uscirà in Effemme 8 a fine ottobre – ma è arrivato troppo tardi anche per gli articoli di lancio della rivista che tante volte mi sono trovata a scrivere. Ne ho scritti diversi per promuovere Effemme 5, e già che c’ero anche Guy Gavriel Kay che lo merita sempre, ma il testo di Ahmed non esisteva ancora e quindi è rimasto forzatamente fuori. Ma vi pare che io possa dimenticare uno scrittore una volta che lo noto? Posso dimenticare i volti delle persone, i loro nomi, a volte anche le mail e gli impegni presi, una volta pure la figlia a scuola, ma non gli scrittori. Mi sa che la mia mente ha strane priorità.

Saladin Ahmed: Throne of the Crescent Moon

Guy Gavriel Kay, The Lions of Al-Rassan

Prima che Throne of Crescent Moon iniziasse a comparire insistentemente nei vari premi letterari io l’ho letto, e capisco perché sia tanto apprezzato. Si tratta di un romanzo autoconclusivo, anche se non è escluso – anzi, è molto probabile e io ne sono felice – che l’autore possa scrivere qualche seguito. Nessun Oscuro Signore in ballo, solo un mago molto potente e una lotta per il potere. Ahmed, come è evidente dal suo nome, è di origini arabe, e arabeggiante è il sapore della sua opera. Per certi versi si ha una sensazione di meraviglia simile a quella delle Mille e una notte, anche se il testo classico è una raccolta di racconti e questo è un romanzo unitario. O, se vogliamo, gli esseri dell’altro mondo che compaiono in questa storia fanno venire in mente Bartimeus e tutti i vari jinn, afrit e compagnia bella dei romanzi di Jonathan Stroud, anche se in questo caso non c’è nessun jinn irriverente e divertente come Bartimeus. O ancora, tornando a uno dei miei tormentoni preferiti, in precedenza avevo visto una cultura ispirata islamica ben tratteggiata in un fantasy solo in The Lions of Al-Rassan di Guy Gavriel Kay. Se non avete ancora letto il romanzo di Kay fatelo. Ogni volta che mi ritrovo a parlare con un editore faccio il nome dello scrittore canadese, ma non c’è nessuna garanzia che qualcuno mi dia ascolto e lo pubblichi. Se potete leggetelo in inglese, non ve ne pentirete. Spero.

Bella la cultura, l’ambientazione, molto diversa dal simil-medioevo che leggiamo di solito. Nulla da ridire sulle consuete ambientazioni se sono ben costruite, ma a volte è un piacere leggere qualcosa di diverso. La storia scorre bene e i personaggi sono belli. C’è l’impressione che il mondo sia molto più vasto di quanto non racconti Ahmed in queste pagine. Se volete dare uno sguardo al suo mondo qui c’è una piccola guida con tanto di cartina: http://www.saladinahmed.com/wordpress/a-crescent-moon-kingdoms-micro-mini-world-guide/. Qui invece ci sono le prime pagine del romanzo: http://www.saladinahmed.com/wordpress/the-books. A proposito, Aduolla ama la poesia come la amano molti dei personaggi di Kay, come poteva non starmi simpatico fin dal principio? La trama intreccia abilmente molti elementi diversi, solo un paio di punti mi hanno lasciata un po’ perplessa e ben più di un paio di punti mi hanno piacevolmente sorpresa. I capitoli sono brevi e il ritmo incalzante. Spero davvero di poter leggere altri libri di questo autore.



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