Leggo oggi sul Corriere della Sera:
«Salari da fame per gli operai che cuciono gli abiti di atleti e volontari di Londra 2012»
Paghe da 2 euro al giorno per chi confeziona tute e scarpe L'allarme arriva da Cina, Sri Lanka e Filippine
Guai Li-shan ha 19 anni e lavora nella provincia di Guangzhou in Cina. Si alza alle 8, sta in fabbrica fino alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi. Alle 22 crolla a letto esausta e ogni tanto salta un pasto per mettere da parte qualche soldo. Guadagna 200 dollari al mese. E cuce le tute e le magliette per gli atleti e i volontari dei Giochi olimpici di Londra 2012. Salari da fame, straordinari forzati, nessuna tutela. Con l'obbligo di stare alle macchine giorno e notte per finire i capi d'abbigliamento in tempo per la consegna. Non va meglio in Sri Lanka: nei capannoni a nord di Colombo dove si confezionano le scarpe per i principali marchi sportivi, il salario è di 79 dollari al mese e i turni durano anche 15 ore. Nelle Filippine, poi, una compagnia che fattura 775 milioni di dollari all'anno paga stipendi da fame ai suoi dipendenti costringendoli a rivolgersi agli usurai.
Siccome la notizia mi incuriosisce per diversi aspetti, vado a fare una piccola ricerca su internet.
In Cina la moneta nazionale è lo Yuan Renminbi. Al cambio attuale 1 dollaro equivale a 6,29 Yuan. Quindi 200 dollari sono 1.258,64 Yuan. Da quanto leggo,«lo stipendio minimo fissato dal governo per i dipendenti della Ningbo Bravo (Azienda italiana di articoli da campeggio con una fabbrica situata in Cina)», spiega Medici, «è 1.100 yuan al mese”. Quindi, i 1.258 Yuan guadagnati dalla povera Guan Li-shan non sono poi così pochi, orario di lavoro a parte.
E a Sri Lanka? La moneta ufficiale è la Rupia dello Sri Lanka. Un dollaro americano equivale a 128,07 rupie. Quindi 79 dollari sono la ragguardevole somma di 10.117,53 rupie. Ora, io non ho idea dell’inflazione e del costo di vita dello Sri Lanka, ma sempre cercando in rete, ho trovato che, durante la finale della Coppa del Mondi di cricket, “… un tifoso indiano, dichiara a Bloomberg di aver venduto 10 biglietti per 65mila rupie (1.460 dollari) l’uno, tramite un sito online. In alcuni casi c’è chi è disposto a pagare anche 100mila rupie (2.245 dollari) a biglietto. I posti più economici costano 1.100 rupie (circa 24 dollari), in un Paese dove lo stipendio medio è di circa 3mila rupie (circa 67 dollari)”.
Ora, non capisco se il Corriere o la ONG che ha denunciato tale fatto abbia sbagliato a scrivere, oppure perché guadagnare più di 10.000 rupie al mese sia così poco.
Ma perché non guardiamo prima a casa nostra? Tralasciamo che in Italia gli stipendi sono i più bassi d’Europa. Qui in Brasile cosa succede?
Mia moglie, dopo diversi anni senza lavoro, ha finalmente trovato una occupazione come faxineira (addetta alle pulizie) presso la Casa Abrigo para Mulheres di Sorocaba, una entità del Governo che aiuta le donne vittime di violenza domestica. In quella casa lavorava 4 ore al giorno e riceveva come salario 418 R$ al mese, di cui 243 R$ come stipendio, e 175 R$ tra vale transporte e cesta basica. Ora, quello che è interessante da sapere è che il salario minimo dello Stato di Sao Paulo (Il salario minimo è la più bassa paga oraria, giornaliera o mensile che i datori di lavoro devono per legge corrispondere a impiegati e operai) è di 690,00 R$. Quindi mia moglie, lavorando solo part-time, dovrebbe per legge prendere la metà di questo salario, che se la matematica non mi abbandona corrisponde a 345 R$. Ma il suo stipendio mensile è di 243 R$, cioè 102 R$ in meno di quello che legalmente le aspetterebbe. E pensate che il Governo non sappia questo?
Ma non è finita. Dopo un mese circa la società che gestiva la “pulizia” della Casa para Mulheres ha dovuto chiudere l’appalto, perché un’altra società, che faceva pagare meno al Governo, è subentrata al posto di quella precedente. Di conseguenza, mia moglie, per non perdere il lavoro, ora sta andando a lavorare, per la stessa società e lo stesso stipendio, sempre come addetta alle pulizie, presso la Secretaria da Fazenda della mia città (la Secretaria da Fazenda in pratica è la Finanza brasiliana). La distanza tra casa mia e il palazzo della Secretaria è di quasi quattro chilometri, quindi mia moglie, per risparmiare il biglietto del pullman, si alza ogni mattina alle 5:30 e va a piedi a lavorare. Quasi otto chilometri a piedi al giorno. E tutto questo per 418 R$ al mese, cioè 167 euro al mese, cioè poco più di 2 euro all’ora.
Se io dovessi scrivere che mia moglie guadagna 2 euro all’ora in un giornale italiano, molte persone griderebbero allo scandalo. Ma queste persone non si rendono conto, con ragione o meno, che tale valore in Italia ha un valore diverso qui in Brasile o in qualche altro Paese del mondo. Quindi penso che, pur essendoci molte organizzazioni che effettivamente fanno del bene e sono di reale utilità, altre, prima di scrivere alcune cose, dovrebbero forse informarsi meglio. Ma chi sono io per criticare il lavoro di una ONG internazionale?