Salini: indebolire i vincoli ambientali per aiutare l’industria siderurgica. S’impone la debolezza economica del pensiero ambientalista

Creato il 10 maggio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani
I programmi ecologisti non sembrano avere speranze. Se l'obiettivo è evitare disastri ambientali, la principale imputata è la natura stessa, responsabile di terremoti imponenti, eruzioni vulcaniche, desertificazioni, epidemie, maremoti e innumerevoli catastrofi da tempo immemorabile. Se l'obiettivo è gestire l'esistente, le priorità delle classi dirigenti sono altre, poiché l'economia del petrolio è salda. Storicamente, il movimento ecologista si è opposto al progresso tecnologico, che invece sta trasformando da tempo la percezione della natura stessa. La stessa coscienza umana non è più la stessa: viene modificata dalla storia che essa stessa genera, in rapporto con fattori anche imponderabili. Le politiche ambientali possibili sono relative quindi all'economia esistente. E c'è una parte politica che vede nella tutela dell'ambiente e della salute un costo, soprattutto se sottoposta agli orientamenti dei cosiddetti catastrofisti. E' un discorso complicato, perché la sostenibilità obbliga anche a compiere dei lavori e quindi mette in attività numerose aziende. D'altro lato il rispetto della legalità consente anche di costruire autostrade che poi si dimostrano inutili: non sono state violate leggi ma il consumo di suolo non mette allegria a chi vorrebbe un'agricoltura di miglior qualità e maggiore produttività. Massimiliano Salini del Ncd, diventato eurodeputato dopo la rinuncia al seggio di Maurizio Lupi, che preferì il ruolo di ministro delle Infrastrutture, dal quale si è poi dimesso dopo le note inchieste, propone di rivedere e indebolire le regole per far sì le che industrie italiane possano contrastare la concorrenza internazionale. Il riferimento all'industria dell'acciaio è esplicito e va di pari passo, almeno da quanto trapela e anche da quanto messo a verbale, con gli indirizzi dell'acciaieria Arvedi. L'Arvedi chiede di modificare il piano di zonizzazione acustica del Comune di Spinadesco, ad esempio, e preme per poter aumentare la produzione o almeno produrre con minori costi e complicazioni derivate dalle leggi sull'ambiente. L'impatto economico dell'acciaieria inoltre si riverbera in molti modi sul'economia locale e nazionale. I 2.500 dipendenti possono far la spesa, far lavorare le banche, sottoscrivere mutui, acquistare case, comprare beni e servizi. L'acciaio prodotto dà opportunità di lavoro a parecchie altre aziende. La catena economica è assai fitta e complessa: non essendo indicato un programma di rinuncia alla fusione dei metalli, quale governo nazionale o quale commissione europea o maggioranza di parlamento europeo si proporrebbe di indurre alla chiusura un'acciaieria? Forse l'aumento di produzione non si farà a Cremona, ma a Servola; in ogni caso l'alternativa non esiste. Mentre pressanti lotte ambientaliste intendono le condizioni di salute per chi abita nei paraggi dell'acciaieria, il Nepal subisce un mostruoso terremoto, e anni fa, per nominare un caso clamoroso, l'emergenza della marea nera ha causato danni ell'ecosistema molto più rilevanti sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Le proposte di Massimiliano Salini possono essere accolte o no, anche considerando che persino l'economia verde procura posti di lavoro e che non è elegante chiedere a un anziano se è disposto a rischiare di ammalarsi facilmente purché il nipote trovi forse lavoro. Di fatto taluni dovranno fare i conti con il falco Salini le cui iniziative saranno considerate, forse modificate, ma fanno parte del dibattito. Dopo la presidente della Camera Laura Boldrini, comunque, potrà essere la Commissione Europea a visitare l'acciaieria Arvedi.

SIDERURGIA: SALINI (NCD-PPE), AIUTIAMO AZIENDE O PERDEREMO POSTI DI LAVORO

ROMA (AGG) - Tappa decisiva per la Commissione Industria del Parlamento Europeo che mercoledì 6 maggio si è riunita a Bruxelles per ridefinire i cardini della strategia di rilancio dell'industria siderurgica. "L'UE deve intervenire con la massima urgenza per aiutare le nostre imprese a tornare competitive sul mercato internazionale", ha dichiarato Massimiliano Salini, eurodeputato NCD-PPE e relatore ombra della risoluzione dal titolo 'Lo sviluppo sostenibile dell'industria dei metalli comuni in Europa'. "Il settore europeo dell'acciaio - sottolinea Salini - è stato colpito dalla crisi più grave della sua storia. Stiamo perdendo quote di mercato e posti di lavoro. Dobbiamo interrompere il declino". Nella discussione sul documento è emerso come prioritario il tema delle emissioni di CO2, e la necessità di superare l'attuale sistema delle quote che penalizza le aziende europee. "Aumentano i costi e rappresentano una penalità che ci indebolisce in termini insostenibili. La missione della tutela ambientale - aggiunge - non può essere la causa della deindustrializzazione ma deve trovare forme di applicazione in equilibrio con l'esigenza della competitività. La Cina si sta impadronendo del mercato mondiale dell'acciaio perché le nostre imprese combattono ad armi impari. Le istituzioni europee devono favorire le imprese riducendo i costi dell'energia e riformando il Mercato europeo delle emissioni, tra i principali fattori, insieme al costo del lavoro, che impediscono di fronteggiare la concorrenza asiatica. L'acciaio resta un settore cruciale dell'economia europea, genera posti di lavoro ed esprime una delle eccellenze della manifattura continentale. Per questo ho chiesto e ottenuto che la Commissione Industria del Parlamento europeo il 17 giugno visiti gli insediamenti di Cremona del gruppo siderurgico Arvedi, oggetto del primo finanziamento italiano approvato dalla BEI, la Banca Europea degli Investimenti, nell'ambito del Piano Junker".


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