Nel corso dell’ultimo Salone di Ginevra, l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha fatto un po’ il punto della situazione, soffermandosi sul come verrà organizzata la produzione delle scocche nel 2015 e su come stia procedendo il processo di industrializzazione degli stabilimenti di Mirafiori e Grugliasco, ritenuti dallo stesso manager i poli adibiti al montaggio dei modelli di lusso della compagnia torinese. Tuttavia, sembrano ormai lontani i tempi in cui le fabbriche italiane producevano auto e veicoli commerciali Fiat mantenendo ritmi incredibili e impiegando oltre 5mila persone: ragion per cui, appare prioritario stipulare nuove partnership estere e rafforzare quelle poste già in essere. Se le fabbriche cambiano, però, cambiano anche i prezzi dei veicoli commerciali, con una serie infinita di offerte che serve anche al mercato estero.
Acclarato che la concorrenza di stabilimenti dislocati in altri Paesi europei (come la Polonia) e le diverse congiunture continentali condizioneranno i rendimenti produttivi e la raccolta di ordini per auto e veicoli commerciali Fiat, le previsioni mostrano che il mercato dovrebbe risalire del 2-3% rispetto ad un 2013 orribile, ma il tutto sarà guidato esclusivamente dal canale noleggio, visti e considerati i benefici in termini di risparmio energetico di e tutela ambientale che fornisce all’utenza.
Per quanto riguarda la produzione e la messa a punto dei veicoli commerciali Fiat, invece, il manager Marchionne ha prima partecipato alla riunione Arcea, per poi incontrarsi con i vertici del gruppo Psa Peugeot-Citroen. La casa francese, che tra pochi mesi avrà fra le sue fila i soci cinesi di Dongfeng, è un partner di lunga data di Fiat nello sviluppo di veicoli commerciali leggeri ad Atessa (Chieti) e in Turchia. La messa in discussione delle attuali alleanze è un serio banco di prova su cui giudicare il potere persuasivo di un’azienda che, a seguito degli svariati accordi siglati negli ultimi tempi, pare voglia esteriorizzarsi sempre più. Nel frattempo, i consumatori attendono fiduciosi, così come le migliaia di lavoratori ancora in cassa integrazione.