Magazine Libri
Causa i malfunzionamenti di Blogger alla fine della settimana scorsa, non ho potuto avvisare che sarei partita per il Salone Internazionale del Libro a Torino, ma poco male, ora vi beccate il mio reportage! XDL'articolo è stato pubblicato oggi anche su TrueFantasy (con qualche immagine in meno), ma lo riporto qui per praticità di chi segue questo blog, e poi perché è la mia esperienza diretta ^^ Buona lettura!
Oggi mi trovate in veste di reporter, o meglio, testimone, di quello che è uno dei maggiori eventi dedicati al libro in Italia: il XXIV Salone Internazionale del libro a Torino.Sono ormai quattro anni che mi presento a questo appuntamento, e sapevo da prima di partire che quest’anno ci sarebbero stati dei cambiamenti per quanto riguarda la disposizione degli stand; mi riferisco in particolare al trasferimento dell’area “Bookstock Village” dal padiglione 5 a uno stabile a parte, il nuovissimo Oval – lo stadio che nel 2006 ospitò i giochi olimpici invernali – accessibile dal padiglione 3 attraverso una passeggiata sotto ai gazebi. “Bookstock Village” è sempre stata la mia area preferita perché coloratissima, ampia e spaziosa, tutta dedicata ai libri per ragazzi (dai 0 ai 21 anni, ma direi anche oltre) e padroneggiata da una sorta d’arena centrale in cui si svolgevano le presentazioni degli autori. Vista la nuova struttura mi aspettavo di trovarla ancor più in grande, più bella, più grande, più varia, più colorata... invece sono rimasta parecchio delusa!
Incontro con Mauro Corona al Bookstock Village
L’area ha perso il suo spirito, la sua allegria. Non penso che sia dovuto al semplice fatto che sia isolata rispetto al resto della fiera; per dire, anche il “Japan Palace” a Lucca è in disparte rispetto al resto, ma si regge da solo, quindi suppongo che sia dovuto a una cattiva gestione degli spazi interni. Il “Bookstock Village” mi è parso sacrificato, buttato lì in un angolino (a sinistra dell’entrata), a contendersi lo spazio con l’area dedicata alle Regioni Italine e lo stand “Lingua Madre”, mentre gran parte dello stadio ha assunto l’aria di un museo dedicato alla letteratura italiana che, per carità, quale migliore occasione se non quest’anno che la nostra patria compie centocinquant’anni, ma gli enormi tabelloni della zona centrale, sparsi senza disegnare un percorso specifico, e che si coprivano l’un l’altro come in un labirinto di siepi, era dispersivo – rischiavo di perdere anche i miei compagni di viaggio! – e scoraggiava anziché invitare; se mi fossi fermata davanti ai “colossi” anziché proseguire e addentrarmi (vedere la foto per capire queste mie sensazioni), non avrei immaginato che in fondo alla struttura, si nascondeva lo spazio “Tentazione e Meditazione” dedicato al cioccolato e la sua storia (che cosa c’entri con la fiera del libro è poi un altro paio di maniche).
Centocinquant’anni hanno il loro “peso”
Niente da ridire, invece, sul padiglione 2 e il padiglione 3, tanto che ormai mi ricordo dove si trovano certi editori perché il loro stand è nello stesso posto da anni (è bello sapersi orientare attraverso le memorie! – “memoria” era il tema della fiera di quest’anno –), tuttavia devo fare un’osservazione per quanto riguarda il paese ospite, la Russia, che divideva la presenza d’onore con la Palestina. Risultato: due miseri spazi. Siamo molto lontani dalla celebrazione culturale che era stata fatta per Egitto, Israele e India negli anni passati, dove oltre ai libri in lingua originale si arricchiva l’ambiente con raffigurazioni, tele, oggetti particolari, e uno spazio dove assaggiare prodotti tipici. Qui troviamo semplicemente qualche libro e niente di più: delle presenze appena visibili.
A sinistra, lo stand della Palestina. A destra, l’unica teca con i libri della Russia
Grossi cambiamenti anche nel padiglione 1, con un ampio spazio dedicato alla musica con tanto di strumenti musicali dall’aspetto pregiato (arpe, fisarmoniche, un pianoforte...), vendita di cd musicali e spartiti, oltre all’intrattenimento di brevi concerti con musica dal vivo; anche qui, però, occupando tutta la larghezza del padiglione, l’area musicale avrebbe indotto a pensare che occupasse tutto lo spazio, invece, dietro, si trovavano altri stand, quelli degli editori minori! Già che non hanno tutta la visibilità dei “grandi”, non sono nemmeno così immediati da scovare. Il mio pensiero potrebbe sembrare eccessivo, però la fiera è grande, e non tutti si prendono due giorni per visitarla con calma: sia che si disponga di una mezza giornata, o una intera, questi tempi non bastano per girare tutti i padiglioni, pertanto se un visitatore si trova davanti a una “muraglia” di strumenti (o di tabelloni, come quelli citati prima) è più facile che, nel caso non gli interessi, torni sui suoi passi, inconsapevole di perdersi altri prodotti letterali. Si chiama fiera del libro, oppure no? Allora devono essere i libri i protagonisti!
Non dimentichiamoci i veri protagonisti!
Questa settimana salterò la rubrica “Jappo W!” per via di questo mio impegno fieristico, tuttavia ho delle notizie che riguardano anche questa rubrica: nel padiglione 1 c’era un piccolo spazio denominato “Comics Centre”, dove oltre a una saletta per conferenze e presentazioni dedicate a questo genere, si potevano acquistare manga e fumetti. Segnalo poi lo stand di Euromanga edizioni, che ha come scopo primario quello d’essere una scuola per mangaka (con corsi annuali ed estivi talvolta tenuti da artisti giapponesi) che poi pubblica le opere delle giovani promesse senza nascondere la possibilità di traduzione e lancio verso lidi nipponici; tra i libri editi dalla Casa troviamo anche dei pratici manuali di disegno manga. Restando in tema Giappone, segnalo la presenza dello stand Nintendo nel padiglione 2, con le postazioni gioco dove provare Wii, Wii balance board e il nuovo Nintendo 3DS, oltre al solito grande spazio per i tornei. Dai giochi veri e propri, si torna al protagonista Libro con i romanzi tratti dai videogiochi e ai saggi su questa forma d’intrattenimento, nel vicino stand della Multiplayer.it Edizioni.
Il “Comics centre” nel padiglione 1. Videogiochi e libri ispirati ad essi nel padiglione 2.
Riguardo al genere fantasy, diversi stand traboccavano di libri su vampiri e angeli in particolare, segno che il fenomeno urban fantasy è sempre più diffuso, tuttavia non erano previste alcune presentazioni né dibattiti sull’argomento, salvo la fedele presenza di Licia Troisi la domenica mattina al “Bookstock Village”. Purtroppo, per motivi d’orario, non sono riuscita a presenziare.In compenso, sabato pomeriggio ho assistito all’evento legato al Torneo: Io Scrittore promosso da Gems, allo stand IBS, dove tra le altre cose si è osservato di come la maggior parte dei testi pervenuti riguardasse il genere fantasy (non va alla grande solo tra i lettori, ma anche tra gli scrittori!); al termine dell’incontro, oltre a proclamare i 200 semifinalisti, Gems ha distribuito gratuitamente delle copie di “Angelology” in anteprima, un nuovo urban fantasy edito dalla Nord che non vedo l’ora di leggere e recensire.
La sottoscritta fa ginnastica con "Le leggende di Earthsea" a sinistra, e "Angelology" a destra.
Per spendere qualche parola riguardo l’affluenza, l’impressione che ho avuto è che ci fossero meno presenze rispetto agli anni scorsi, impressione che potrebbe trovare fondamento se si pensa che c’erano parcheggi liberi; almeno non ho notato, a differenza dell’anno scorso, dei vuoti dovuti alla mancanza degli stand. Speriamo che sia il segno di una ripresa dalla crisi economica di questi ultimi anni. In generale, comunque, non posso che ribadire la delusione per la disposizione delle aree nei padiglioni: passare davanti al padiglione 5 e trovarlo vuoto, dava un senso di profonda tristezza... almeno ridateci il “vecchio” Bookstock Village!
Postilla: e visto che Alessandro alias Giugumenta di TrueFantasy ha pubblicato una mia foto della fiera a tradimento (!!), la inserisco anche qui:
Bye bye!
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