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Un viaggio che, attraverso il pallone, ha portato il pubblico a cavallo tra passato e futuro, frontiere aperte e colonialismo, tradizione e nuove realtà.
Se ripenso agli inizi degli Anni Zero, e all'odiosa Francia di Zidane, quella dei ragazzi di Deschamps - allora in campo, nella Juve e con la Nazionale, accanto a Zizou - mi pare una squadra proveniente da un altro pianeta: la nuova generazione calcistica dei cugini transalpini, figlia di una realtà sempre più multietnica, è piacevole, vogliosa e grintosa, perfettamente simboleggiata da Benzema - che più che un giocatore del Real Madrid, pare un lottatore di una squadra di seconda fascia - e Pogba, che è destinato a diventare un fenomeno quanto e forse più di pilastri del centrocampo della Francia del passato recente come Desailly e Vieira.
Va detto, comunque, che la Nigeria - come fece con noi nel '94 - vende carissima la pelle, sfiorando il gol il più occasioni prima del vantaggio francese a dieci minuti dalla fine colpendo anche una traversa dando un seguito a quella ormai nota come "La maledizione di Pinilla".
Un autogol ingrassa un bottino che sarebbe stato forse più giusto fissare sulla differenza di misura, e lancia i Galletti verso un quarto di finale alla vigilia insperato - occorre considerare che la squadra uscita malamente nel duemiladieci è stata completamente rifondata basandosi principalmente sui giovani con un coraggio non indifferente -, finendo per gettare benzina sul fuoco a proposito di sogni di gloria che paiono molto, molto simili a quelli che, match dopo match, sentimmo crescere noi nel duemilasei.
Tra l'altro, otto anni fa, il trenta giugno, una decisamente diversa Italia superò l'Ucraina nei quarti di finale infilando agilmente tre pere per volare in semifinale contro i padroni di casa della Germania.
Altri tempi davvero.
Rimanendo in tema teutonico, questa sera i nostri quasi vicini tedeschi hanno avuto la meglio sull'indomita Algeria - che, lo ammetto, ho tifato fino all'ultimo secondo -, imponendosi per due a uno nel corso dei supplementari evitando dunque lo spettro dei calci di rigore ed agguantando un quarto di finale tutto europeo con la suddetta Francia.
Una partita combattuta e molto bella, che la Germania ha vinto grazie ad una maggior organizzazione ed esperienza, a Neuer - che indovina un paio di uscite assolutamente provvidenziali -, a cambi più che azzeccati - dall'autore del gol che sblocca il risultato, Schuerrle, a Khedira - e a Mueller, che pur non andando in rete si dimostra decisivo.
Nel corso della visione di questa battaglia - e onore delle armi agli algerini, che non hanno mollato neanche di fronte all'evidenza - ho avuto una sorta di epifania: dobbiamo ringraziare che l'Italia sia uscita.
Perchè contro squadre così determinate, avrebbe fatto una figura decisamente peggiore.
Chiudo con un paio di appunti rispetto all'andamento degli ottavi: al momento, con alle spalle le prime sei partite su otto, si sono viste trionfare solo le squadre che, nel corso dei gironi, si erano qualificate come prime.
Speriamo che la Svizzera, domani contro l'Argentina, possa smentire questo dato.
Altra cosa curiosa è che tre match su sei sono finiti dopo centoventi minuti - in due casi, anche dopo i calci di rigore -: per un Mondiale che, nel corso della prima fase ha visto pochissimi pareggi, può significare soltanto il timore legato ad una posta in gioco che si alza sempre di più.
MrFord
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