Magazine Diario personale

Salsicce e patate

Da Aquilanonvedente

salsicce e patatePer anni, per tanti anni, l’inizio dei miei autunni ha coinciso con la vendemmia.

Le viti, l’uva, il mosto, il rumore dei motori a scoppio delle zappatrici che si arrampicavano sui sentieri trascinandosi dietro rimorchi stracolmi di casse, le sere sulla piazzola al centro del piccolo paese dove abitavano i miei zii, ad ascoltare gli uomini che discutevano tra loro se proseguire a cogliere oppure fermarsi per farla maturare di più, se non piove…

E poi le notti a dormire nella vecchia casa degli zii, nel lettone con il materasso di piuma, dopo aver cenato con una calda minestra fumante, pronti ad affrontare un’altra giornata di raccolta.

C’è un particolare che spesso fa capolino nella mia memoria.

Al mattino, verso le undici, mia zia si staccava dal gruppo e si incamminava verso casa, per preparare il pranzo.

A mezzogiorno si faceva l’ultimo carico e poi si saliva sul rimorchio. Mio zio accendeva la zappatrice e, lentamente, si dirigeva verso casa. Quando si arrivava, si lasciavano gli stivali in cortile, ci si lavava e si entrava in cucina, quasi seguendo la scia di sapori che si sprigionavano da quella piccola stanza.

Spesso, uno dei piatti che si trovava sul tavolo erano le salsicce con le patate.

Non so come mia zia facesse cuocere quelle salsicce, ma il profumo che usciva dalla pentola faceva aumentare la salivazione a livelli indicibili. E le patate, che in parte rimanevano a pezzi, in parte si scioglievano, creando con il pomodoro un sugo denso nel quale si intingeva il pane.

E non posso descrivere le sensazioni che provavo, quando a quel tavolo stavano seduti anche i miei genitori, i miei cugini, i miei zii…

Mio padre è come se me lo rivedessi davanti.

A volte le cucino ancora le salsicce con le patate.

Ce la metto tutta, veramente tutta, ma quel sapore non l’ho mai più sentito.

canzone senza inganni



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