Da qualche mese si stanno raccogliendo le firme per un disegno di legge che vuole portare colore, dignità, organizzazione, presa in carico delle famiglie dei pazienti: stiamo parlando dell’iniziativa del gruppo “Le Parole ritrovate”, che da maggio scorso sta portando avanti la presentazione e la raccolta firme necessarie con un motto, assolutamente dichiarativo di tutta la filosofia che sorregge la proposta di legge: “Tutti pazzi per la 181”.
Non c’è da stupirsi: una delle priorità indicata dal progetto stesso è la necessità di rendere i servizi di salute mentale luoghi accoglienti e colorati. E basterebbe poco per renderli tali: poltroncine colorate, quadri alle pareti, foto e disegni.
“I luoghi fisici deputati a erogare prestazioni in tema di salute mentale devono garantire caratteristiche di confort alberghiero non inferiori a quelle previste per uno stabilimento alberghiero a 3 stelle. Una particolare attenzione va posta nella cura di quei particolari di arredo che a costi peraltro modesti ne garantiscono una vivibilità positiva (piante, quadri e colori pastello alle pareti, segnaletica accurata, etc.)” (art. 3, comma 1).
Queste cose li renderebbero posti migliori nei quali tutti possano sentirsi meglio. Ovviamente, non è sufficiente colorare quattro mura per alzare la qualità della salute mentale in Italia, ma è senza dubbio significativo iniziare proprio da qui. Un problema comune a diversi ambiti in cui ha dominato a lungo una sottocultura: manicomi e quel che oggi resta di questi, carceri, insomma istituzioni totali.
La proposta di legge muove dall’obiettivo di costruire un vero e proprio modello che si traduca in una parola: essere e fare assieme, per esempio senza distinzioni tra professionisti e cittadini, siano questi anche pazienti e familiari. Lo dimostra
il fatto che per il buon funzionamento del sistema salute mentale è prevista addirittura la collaborazione e introduzione di familiari esperti nel percorso di cura e assistenza dei pazienti.
“1. Gli operatori della salute mentale dispongono di un sapere professionale, acquisito nei percorsi formativi e sul campo, che li mette in condizione di erogare prestazioni efficaci e appropriate e di norma facilmente riconoscibili da utenti e familiari.
2. Gli utenti e i familiari dispongono di un sapere esperienziale, acquisito nel corso della conoscenza fatta con la malattia e all’interno di un percorso di cura positivo, che li mette in condizione di essere degli ‘esperti per esperienza’.
3. Operare per valorizzare e incrociare saperi professionali e saperi esperienziali, migliora aspetti fondamentali dei percorsi di cura quali la fiducia, la speranza, il clima generale, l’adesione ai trattamenti” (art. 4, comma 1,2,3).
Il disegno del nuovo assetto della salute mentale deriva da una lunga analisi e riflessione su cosa ha funzionato: buone pratiche, esperienze vissute, contributi concreti, innovazione. Il tutto in 19 articoli, quindi essenziale e snella. Un progetto, più che un disegno di legge, va detto, in cui si cerca di superare l’organizzazione regionale dei servizi sanitari, per far sì che tutti abbiano a disposizione le migliori esperienze che sono state realizzate in Italia, e non solo, affinché da Bolzano a
Palermo tutti i pazienti dei servizi a possano avere cure uguali e dignitose.
articolo tratto dal sito Ipasvi