Non so come eravamo rimasti, ma mi pare di ricordare che, l’ultima volta che ho controllato, i simboli avessero ancora un significato.
Cioè, se io andassi in giro facendo il saluto romano, per esempio, suppongo qualcuno mi direbbe qualcosa.
Specialmente se io fossi il commissario unico di EXPO e neo proclamato alumnus bocconi dell’anno Giuseppe Sala.
Se io fossi Giuseppe Sala e andassi in giro a fare il saluto romano, sono sicuro che qualcuno si incazzerebbe.
Dopotutto, come potrei biasimarli.
Sfoggiare sorridendo un simbolo di morte e oppressione, di un’ideologia che ha schiacciato la libertà individuale di milioni di persone per decenni e decenni non è un comportamento per il quale puoi sperare di passarla liscia, giusto?
Suppongo che almeno qualche spiegazione dovrei darla, tipo: ci credo davvero, era per ridere, dovevo farlo perché se no il Capo di Stato che l’ha fatto per primo si offendeva, e così via.
Eppure, ho la sensazione che comunque non la farei franca, a fare un saluto romano così, sorridendo tronfio.
Ovviamente ognuno deve essere libero di fare i saluti che vuole: pugni, marameo e tutto il resto, intendiamoci eh.
Però, se io rappresentassi qualcosa, se fossi l’amato prodotto di un sistema con certi valori, forse avrei degli obblighi nei confronti di quel sistema. Ancora di più, forse dovrei difendere quei valori e se incontrassi il leader di un movimento politico che mi saluta con il suo gesto consueto, che entrambi sappiamo significare un insieme di cose ben precise, beh forse dovrei avere il coraggio di difendere quello in cui credo, accettare che lui può fare ciò che vuole, ma non seguirlo. Perché nel mio mondo, quello è un gesto inaccettabile.
Il pugno che vedete sopra in foto è il simbolo di una brutalità storica che abbiamo il dovere di ripudiare, noi che diciamo di amare la libertà e la democrazia. Non può essere sfoggiato col sorriso e senza conseguenze, perché è una schifezza.
Ciò che però senz’altro deve farci riflettere è la reazione della nostra università di fronte al gesto di Sala. Una reazione di calma indifferenza, per un gesto che all’occhio dell’osservatore più clemente sarebbe considerato almeno una pagliacciata.
A che pro cospargersi il capo di cenere per interventi di personaggi controversi, ma non vergognosi, come ce ne sono stati in università in passato, proteggere il proprio nome a ogni costo e conservarlo come una reliquia, se poi in seguito a questi episodi non si solleva neanche un indizio di vergogna?
O per loro quel gesto non ha il significato che dovrebbe avere, oppure io mi sto perdendo qualche grosso dettaglio.
Ad ogni modo, noi, che siamo i figli di un mondo che ha respinto quel simbolo, prosperando, e siamo grati di averlo ripudiato, non possiamo restare indifferenti e soprattutto non possiamo accettarlo col sorriso.
Non c’è davvero niente da ridere.
Alessandro D’Amico