Salvagente europeo!

Creato il 23 maggio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Per parlare del  viaggio del Presidente del Consiglio Enrico Letta, Sky Tg24 pomeriggio, ha intitolato la puntata “Salvagente”. Un  pomeriggio che parte dai temi dell’Europa quello condotto da Paola Saluzzi con i suoi ospiti. Primo vertice europeo per Enrico Letta a Bruxelles, a cui il premier arriva forte di una risoluzione votata a larga maggioranza dal Senato contenente la richiesta alla Ue di misure immediate per combattere la disoccupazione giovanile e di strategie per la crescita, dal momento che l’Italia “ha assolto l’impegno del risanamento dei conti in modo più profondo e duraturo” rispetto ad altri Paesi dell’Unione.

Rafforzamento politico fiscale, una prova generale,  prima di  quel Consiglio di giugno dove si dovranno mettere sul tavolo, soluzioni concrete per quanto concerne il lavoro. Prima occasione che, Enrico Letta ha, di confrontarsi con tutti i leader dell’Unione in un tavolo che si concentra su due tematiche: fisco ed energia ma, anche un tavolo dove, informalmente, si inizieranno  a mettere le basi e a capire quali sono le posizioni rispetto al vertice di fine giugno.  Consiglio straordinario che vede, peraltro, al suo centro due temi di stretto interesse per il nostro Paese: la lotta alla frode e all’evasione fiscale che nella Ue tocca ormai i mille miliardi l’anno, e una più incisiva politica energetica alla luce del fatto che i costi dell’energia sono quattro volte superiori in Europa di quelli Usa e in Italia sono tra i più alti della Ue.

L’evasione fiscale è uno dei maggiori interessi dei leader europei perché, nel momento in cui c’è un austerity, vogliono far capire ai cittadini che c’è anche una maggior presa di responsabilità verso coloro invece  che tasse non le pagano, a danno di tutti. Si cerca dunque una coordinazione per lo scanbio dei dati relativi ai contribuenti per cercare di impedire alle grandi multinazionali di portare la loro sede fiscale in altri paesi  dell’Unione europea per eludere il fisco. Tra gli esempi più recenti la nostra FIAT che ha annunciato che la prossima sede fiscale sarà la Gran Bretagna dove, dal 2015 le tasse sulle imprese saranno soltanto del 20%. Sforzi collettivi nella ricerca di soluzioni affinché le multinazionali paghino il fisco nel proprio paese di origine. Accelerare la lotta alla frode e all’evasione nel mirino europeo ma, non solo, in questo vertice, Letta punta molto al rilancio della crescita e dell’occupazione. Nell’aria c’è la richiesta di maggiori risorse per la piaga della  disoccupazione giovanile. Si attendono i fondi di circa sei miliardi di euro che dovrebbero esssere spalmati su un arco di sette anni, dal 2014 al 2020 ma, l’Italia vorrebbe un ‘accelerazione e una concentrazione su un minor tempo.  A questo proposito,  la sottolineatura  di Letta, che l’abrogazione della procedura per deficit eccessivo del prossimo 29 maggio “sarebbe un segnale importantissimo che ci permetterebbe di avvantaggiarci della nuova interpretazione delle regole del Patto di stabilità e di crescita per maggiori margini di azione negli investimenti pubblici produttivi e sul capitale umano”.

La strategia dell’Italia è quella di guadagnare la stima che deriva dal fatto di poter uscire dalla procedura dell’inflazione e chiedere maggior flesibilità in modo che le politiche di consolidamento del bilancio del debito pubblico non vadano troppo ad influire sulla crescita e sul Pil. L’Italia ha dalla sua il rigore mantenuto sul deficit che potrebbe permettere un po’ più di elasticità per avere quel qualcosa in più da incanalare nella spesa pubblica e negli investimenti per la crescita. Una  flessibilità che Bruxelles potrebbe concedere.

Bruxelles,  diventata il centro di tutte le potenze europee, per trovare soluzioni insieme.  E su questa parola si convergono tutti  i prossimi sforzi. Andare verso politiche fiscali e tributarie unitarie, creare un collegamento tra tutti i paesi, un concetto giusto per uscire da una visone nazionalista che caratterizzerà le politiche del futuro.  Integrazione politica, economica e unione bancaria in Europa. Un investimento serio e un tentativo di immunizzare i popoli europei dal virus populista xenofobo e di chiusura dentro le piccole patrie, per andare verso l’esempio statunitense.

La conclusione del premier tra realismo e speranza: “L’Europa di oggi non ci basta. Vogliamo molto di più e molto meglio”. Un più e un meglio per i quali realizzazioni pur importanti come l’unione monetaria e bancaria, il mercato europeo del lavoro, “non bastano più, se non vengono inquadrate nella cornice dell’obiettivo storico dell’unione politica, degli Stati Uniti d’Europa”.

La crisi che stiamo vivendo non trova soluzioni al di fuori del quadro europeo, ma l’Europa di oggi non basta per superarla, bisogna completare il processo di unificazione europea, per arrivare agli Stati Uniti d’Europa, superando le attuali contraddizioni, date da un mercato unico, una moneta unica e 17 politiche economiche e fiscali. Un governo europeo dell’economia in grado di lanciare un grande piano di investimenti, per uno sviluppo sostenibile dell’economia europea e il rilancio dell’occupazione.

Scelte strategiche  per creare concrete prospettive di ripresa economica per  far si che il meccansismo europeo funzioni.  Prima o poi ci si arriverà, se non per convinzione, per necessità.


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