Non ci sono solo giochi di potere e motivazione politiche a muovere le pedine in Parlamento. Da tener pesantemente in conto anche le ragioni del portafoglio. Tutta “colpa” dei nuovi regolamenti introdotti nel 2007 da Prodi che hanno dato un colpo di accetta alle pensioni facili: vitalizio solo a chi è stato in Parlamento 5 anni effettivi. La conta l’ha fatta Openpolis.
Sono 350 i parlamentari che fanno il tifo, apertamente o meno, per la continuazione della legislatura fino al termine naturale: 246 deputati e 104 senatori.
A Montecitorio sono così distribuiti: 84 PD, 36 Lega, 83 PD, 6 UDC, 12 IDV, 13 Responsabili e 5 del Gruppo Misto. A Palazzo Madama invece ci sono 38 senatori del Pdl, 34 del PD, 11 leghisti, 7 dipietristi, 6 del gruppo misto, 5 tra democristiani, SVP e Autonomie, 2 di Coesione nazionale, più uno non specificato.
Tra le stelle della compagnia dei non pensionati qualora le Camere fossero sciolte in anticipo (e non fosse rieletto, ovviamente) brilla di luce propria Domenico Scilipoti.
Ma forse ancora più interessante rileggere la data campale del 14 dicembre. Carte e calcolatrice alla mano, se ognuno avesse votato secondo l’indicazione del proprio partito, Berlusconi sarebbe stato sfiduciato. Invece è finita 314 a 311, con due astenuti. Tra i clamorosi voltagabbana dell’ultimo minuto rientrano Aurelio Misiti, passato dall’MPA al Gruppo Misto, Bruno Cesario, che è fuoriuscito dal PD per diventare uno dei triumviri dei Responsabili, e Giampiero Catone che ha avuto la faccia tosta di votare la fiducia pur non lasciando immediatamente Futuro e Libertà. Misiti, Cesario e Catone rientrano tra quelli che hanno maturato i contributi sufficienti per ottenere la pensione in primavera, ben dopo la metà di dicembre, insieme ad altro 143 parlamentari. Sarà un caso?