Quanti parlano ancora la lingua dei Navajos, il popolo di nativi americani raccontato nella letteratura a fumetti da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, geniali autori di Tex Willer? Poche decine di migliaia, dice l’Alliance for Linguistic Diversity, che censisce i linguaggi a rischio di estinzione e cerca di conservarne almeno la memoria, grazie alla bellissima iniziativa Engangered Languages. E’ un progetto ambizioso, culturale, sociale e scientifico. In tutto il mondo sono 3054 le lingue considerate morenti. La collaborazione online può almeno documentarle e serbarne traccia digitale.
Così si salvaguarda la diversità culturale e si rende omaggio ai popoli che si sono persi per strada nel corso del Tempo, in nome della storia, della civiltà (?) e del progresso. Sembra quasi una cambiale onorata dalla tecnologia. Engangered Languages raccoglie testimonianze e voci degli anziani che ancora padroneggiano le lingue native. Le registrazioni audio e video di buona qualità vanno sul sito, insieme con le informazioni storiche e geografiche. I social media mettono in contatto le comunità delle varie diaspore, che possono così organizzarsi per tramandare insegnamenti e linguaggi alle nuove generazioni.
Un gruppo eterogeneo di collaboratori volontari ha già raccolto una documentazione ingente, a partire dal diciottesimo secolo. Grazie ai finanziamenti della National Science Foundation e al supporto tecnologico di Google, il materiale raccolto passerà al vaglio di esperti nel campo della conservazione del linguaggio. Insomma il lavoro è appena cominciato.
Engangered Languages è soprattutto crowdsourcing, cioè collaborazione fattiva. Se avete informazioni da aggiungere sui linguaggi in via di estinzione nella nostra penisola, fate senz’altro la vostra segnalazione.