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Salvare le scimmie e gli uccelli per ridurre le emissioni di CO2!

Creato il 29 dicembre 2015 da Deboramorano @DeboraMorano

22 Oct 2014, Costa Rica --- Spider Monkey eating in rain forest of Costa Rica --- Image by © Layne Kennedy/Corbis

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di San Paolo e pubblicato sulla rivista Science Advances, ha evidenziato come le grandi scimmie e gli uccelli frugivori, ovvero quelli che si nutrono prevalentemente di frutta, siano animali determinanti per la sopravvivenza delle foreste tropicali.

Creature come le scimmie ragno e i tucani sono considerati infatti i “giardinieri della foresta” in quanto disperdono i semi e favoriscono la creazione di un flusso genetico vegetale tra gli habitat, garantendo così la sopravvivenza dei grandi alberi in grado di immagazzinare maggiori quantità di carbonio.

Le foreste tropicali sono a loro volta importanti in quanto immagazzinano circa il 40 per cento di tutto il carbonio presente sulla superficie terrestre e la deforestazione causa circa il 15 per cento dei gas a effetto serra responsabili dei cambiamenti climatici.

Gli alberi più grandi e longevi sono quelli che sequestrano le maggiori quantità di carbonio, i loro semi possono però essere dispersi solo da grandi animali.

Purtroppo, nel corso degli anni, queste grandi creature hanno subito drastici cali delle popolazioni a causa della caccia e della perdita di habitat e qualora si estinguessero, le specie di albero più imponenti e a maggiore densità legnosa sarebbero sostituite da specie più piccole, con semi che possono essere ingeriti da un maggior numero di animali, ma che immagazzinano meno carbonio.

I ricercatori si sono focalizzati sulla foresta pluviale atlantica del Brasile, nella quale il 95 per cento degli alberi si affida agli animali per la dispersione dei semi, e hanno analizzato le interazioni tra le 800 specie animali e 2.000 specie di alberi.

La graduale scomparsa di scimmie, tapiri e grandi uccelli oltre a lasciare un vuoto biologico incolmabile, potrebbe contribuire ad accelerare i cambiamenti climatici già in atto.

(fonte: http://www.lifegate.it)


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